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Mi sento di iniziare con una massima per me imprescindibile: leggere è quanto di più bello si possa annoverare fra le attività umane. Tutti noi che amiamo leggere, ci saremo posti almeno una volta la domanda se si nasca lettori o si possa diventarlo. Ma come fare a invogliare, a fare nascere nei più piccoli il desiderio di questa continua "esperienza" che è leggere? Ci sono diverse "strategie" da adoperare per attuare un efficace "invito alla lettura", perchè l'invito sia raccolto e messo in atto, attraverso la scoperta di un libro.
Assodato che non tutti nasciamo con la voglia o la propensione ad aprire una libro e svanire letteralmente fra le sue pagine, ci sono strategie che permettono di fare avvicinare i bambini molto piccoli alla lettura. Mi viene in mente un artigiano che intervistarono tempo fa in tv, un genio direi, perchè aveva fabbricato libri in tutti i materiali, e cercava di brevettare l'idea, già questo sarebbe un primo passo, ma andiamo oltre. In età scolare, alle elementari innanzitutto, il lavoro delle maestre dovrebbe essere costantemente orientato verso l'invito e l'educazione alla lettura. Molte fanno questa importante, ancorchè fondamentale operazione (forse l'unica vera missione di un'insegnante), molte altre no.
Come docente delle scuole medie, mi trovo spesso, troppo spesso, dinanzi ad alunni che provenienti dalle elementari, hanno letto poco o nulla. Ma questo, si sa, dipende da chi li ha accompagnati nel loro primo ciclo di studi. Ciò che manca a tanti insegnanti non è la capacità, ma l'entusiasmo dell'insegnare, e allora si arrendono dinanzi alle prime difficiltà, ma la scuola primaria non deve essere un parcheggio per bambini, deve essere scuola che forma (mi viene in mente il singolare metodo Montessori, quella sì una grande intuizione). Come insegnante di Lettere, sono naturalmente orientata verso l'assegnazione di un libro, scelto dall'alunno, alla fine correlato da relazione scritta.
Il mio post si orienta necessariamente in termini squisitamente didattici. I genitori pensano che ci vogliano prof motivati e motivanti, ma motivanti devono essere anche loro, perchè dalla famiglia in cui si vive deve partire questo input. Non esiste un segreto, esiste solo buona volontà di fare, e amare ciò che si legge, e se l'altro non l'ama, richiamare la sua attenzione, carismaticamente.
In una classe seconda mi è capitato di imporre ai genitori l'acquisto de "Il Piccolo Principe". Loro subito a dirmi: "Ma non è nell'elenco dei libri!" No, cari signori, non c'è, ed è uno scandalo che non ci sia. Voi dovete acquistare questo libro, fate per una volta che i vostri figli non spendano 8 euro in figurine insulse o porcherie confezionate. Lo leggeremo in classe noi, ci ritaglieremo un quarto d'ora a settimana, nel labirinto delle nostre ore curricolari, e io sarò con loro, perchè devono amare un libro così. E amare tanti libri altrettanto belli. E' proprio così. Si impara a leggere leggendo e, come per tutto, si apprende più giocando e divertendosi, che non con l'obbligo o la coercizione.
Il guaio, credo, è che troppe insegnanti - fin dalle scuole dell'infanzia - non sanno leggere ad alta voce, con i loro bambini. Non sanno raccontare. Non riescono a trasformare la lettura silenziosa in una lettura "drammatizzata", in azione ed emozione. I bambini, specie quelli molto piccoli, hanno bisogno di emozioni, di immagini, per apprendere e comprendere.
Se un bambino, già dalla Materna e dai primi anni delle elementari, impara che leggere è una cosa divertente e "magica", diverrà senz'altro un lettore autonomo, perché saprà che nei libri non ci sono "solo" parole scritte... senza figure (che pure, all'inizio, servono molto), ma un mondo infinito di emozioni, considerazioni, concetti, fatti, episodi, modi di dire, ecc. E' necessario, a mio avviso, fornire gradualmente ai ragazzi gli strumenti di elaborazione creativa di ciò che leggono. Da una storia... se ne aprono altre mille, di cui l'autore è il lettore stesso. E' così che si impara anche a guardarsi dentro, a comunicare verbalmente ed anche a scrivere.
Non è utile, invece e sempre a mio modesto parere, assegnare libri da leggere come "compito" di cui rispondere nell'attività didattica - mi riferisco ovviamente ai bambini piccoli - perché il rischio è quello di ingenerare l'antipatia dell'obbligo, del "se non lo faccio prendo un brutto voto" e, quindi, di ottenere il risultato opposto.
Conosco decine e decine di alunni delle medie che invitati a leggere, magari con una bella introduzione un po' teatrale, alcuni bei romanzi "per ragazzi"... rivelano che pur avendoli già letti per obbligo scolastico, magari durante l'estate, non avevano mai scoperto la bellezza e le suggestioni che questi romanzi racchiudevano e che, quindi, se li erano semplicemente dimenticati. Naturalmente, man mano che i ragazzi crescono in età e in capacità critiche e culturali, sarà necessario suscitare curiosità e appetito per letture più impegnative.
Posso concludere con una nota un po' polemica? Lo faccio: molti docenti, anche di Lettere (purtroppo), non sono appassionati lettori o lo sono stati in passato e non leggono più, non riuscendo quindi a suscitare entusiasmo e curiosità nella lettura.
Cosa pensate a riguardo? Lettori si nasce o si diventa? Quale il peso della famiglia e della scuola?
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