Il grande successo del romanzo “Cinquanta sfumature di grigio” e del suo recente adattamento cinematografico, ha stimolato la discussione sull’educazione sessuale e ha fatto riflettere su quali siano i compiti importanti su tale tematica che dovrebbero svolgere le due più importanti agenzie formative: la famiglia e la scuola.
Oggi, infatti, l’aumento delle baby-madri e la crescita nella diffusione di malattie veneree sono il nuovo caso sociale a cui non si trova rapido rimedio. I dati Istat del 2013 registrano un aumento annuale dello 0,5% di baby-mamme, con oltre 10.000 bambini nati da genitori adolescenti in età compresa tra i 13 e i 19 anni. Le nascite si concentrano geograficamente per il 70% nel sud Italia ed, in particolare, in Campania ed in Sicilia. Ciò avviene poiché sempre più coppie si avvicinano alla sessualità in maniera del tutto casuale: non sono supportate da un’adeguata educazione che miri a rendere chiare le basi della preparazione ad un rapporto fisico, sono carenti d’informazione sulle norme igienico-sanitarie e sulla giusta prevenzione. Infatti, come si evince da uno studio del 2008 dell’Osservatorio Nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza (PAIDòSS), il 73% dei ragazzi non conosce le principali malattie a trasmissione sessuale e il 33% pensa che la loro incidenza sia trascurabile, molto meno della metà dei giovani ricorre al preservativo, l’88% non sa dove si trovino i consultori nella propria città e, fra loro, solo il 23% delle ragazze e il 46% dei ragazzi ha effettuato un controllo prima dei 18 anni.
Per rispondere a tale problematica un primo passo è stato fatto nello scorso ventennio, quando nelle scuole venne introdotta nel curriculum scolastico l’educazione sessuale e la prevenzione dalle malattie a trasmissione sessuale. L’educazione sessuale è stata introdotta con il mero scopo di profilassi, quindi come procedura di prevenzione per la salvaguardia della propria salute e con lo scopo implicito di superare gli atteggiamenti di condanna moralistica della sessualità. Tuttavia, la questione centrale resta la mancanza di informazione efficace; per non banalizzare il discorso si necessita, per dirla con le parole di Virgili, di una nuova idea su come spiegare la contraccezione agli adolescenti.
Come prepararli e renderli consapevoli delle nozioni d’igiene e di prevenzione? Indubbiamente agli istituti predisposti all’educazione spetta il primo passo verso un nuovo approccio, magari supportato dai mezzi multimediali, in cui si rendano consapevoli i ragazzi dell’importanza del corpo. Le iniziali curiosità, sono generalmente le più difficili da soddisfare con un discorso scientificamente appropriato ed emotivamente stabilizzante. Grande supporto perviene dalla copiosa letteratura specifica, che non può in alcun caso sostituirsi alla disponibilità e all’apertura dei genitori nei confronti dei figli stessi. Una corretta reazione da parte del genitore o educatore al presentarsi delle prime espressioni di sessualità saranno la vera impronta che si lascerà nel bambino, influenzando positivamente l’evoluzione dell’aspetto emotivo. L’intero sistema formativo da anni coopera nell’introduzione di lezioni in cui vengono trattate tali tematiche, ma resta indispensabile il dialogo all’interno delle mura domestiche. Se, quindi, la necessità di qualche decennio fa era evitare la contrazione di malattie, mantenendo i propri figli sotto una campana di vetro, oggi è bene renderli più consapevoli riguardo ai comportamenti sessuali. In un sistema di relazioni come la famiglia, in continua evoluzione e che mantiene la sua fluidità interna, impellente è la necessità di rivisitare i discorsi fatti ad esempio durante i pasti, con la graduale introduzione di argomentazioni che rispecchino il senso pratico della vita fatto di situazioni ed occasioni. Parlare ai giovani di sessualità è, quindi, un processo che inizia da quando sono molto piccoli e continua nel corso della loro crescita. E’ opportuno non concepire l’educazione sessuale come una lezioncina da somministrare in pubertà, ma cogliere la curiosità insita già nei primi anni di vita. E’ errato pensare che approcciandosi ad un bambino su questa tematica si rischi di sviluppare precocemente la sessualità del bambino, in quanto la ricerca indica che i bambini che hanno una chiara consapevolezza delle questioni sessuali hanno maggiori probabilità di manifestare un comportamento responsabile, come ad esempio, di saper rimandare l’esperienza sessuale a quando saranno un po’ più grandi o veramente sicuri.
A quale genitore o educatore non è mai capitato di sentirsi chiedere da dove venissero i bambini? I piccoli, immersi nel tentativo di capire come funziona il mondo, vengono spesso accontentati con risposte fantasiose. Una corretta risposta è quella più semplice ed attinente. Non è necessario dare una spiegazione dettagliata sulla riproduzione umana, ma un primo approccio sarebbe quello di individuare la “pancia della mamma” per poi, nel corso degli anni, individuare gradatamente il percorso precedente alla pancia stessa. Non è così strano che i giovani siano bombardati da stimoli che possano accrescere la loro curiosità, ma con un’informazione individualizzata dai genitori e mirata al proprio figlio vi è scarsa possibilità di fallimento. Un buon risultato non è il traguardo bensì il percorso che si è intrapreso per arrivare al fine ultimo.
Michele Di Benedetto
Bibliografia
Bauman, Amore liquido, sulle fragilità dei legami affettivi, Editori Laterza, Roma-Bari, 2003.
Bettetini, Affettività dei bambini. Da 0 a 6 anni. Parlare di amore e sessualità ai bambini, San Paolo Edizioni, Roma, 2007.
PAIDòSS, Malattie a trasmissione sessuale, giovani sempre più a rischio. A 14 anni il primo rapporto, ma mancano le informazioni, in http://www.west-info.eu/it/gli-adolescenti-non-dicono-piu-non-ho-leta/paidoss-14-09-2013-presentata-una-nuova-indagine-sui-comportamenti-sessuali-dei-ragazzi-2/ (ultima consultazione il 24 Aprile 2015)
A.Virgili, Contraccezione e adolescenti in Sfera C, vol. 2013.