Firenze – Santa Croce
Lucy, che aveva una gran voglia di vedere Santa Croce, suggerì, come possibile soluzione, di chiedere indicazioni a qualcuno.
«Oh, ma queste sono parole da vigliacchi! E no, lei non deve, non deve assolutamente consultare il Baedeker. Me lo dia; non le permetterò di tenerlo. Andremo a caso.»
E così percorsero una serie di quelle strade grigio-marroni, né spaziose, né pittoresche, delle quali abbonda la parte orientale della città.
[…] Per un incantevole istante le apparve l’Italia. Si fermò in piazza della SS.Annunziata a guardare, nella terracotta viva, quei putti divini che nessuna brutta riproduzione riuscirà mai a svilire. Eccoli là, con le membra lucenti che scoppiavano dagli indumenti della carità, e le braccine bianche e forti tese contro cerchietti di paradiso. Lucy però non aveva mai visto niente di più bello; ma Miss Lavish, con uno strillo sgomento la trascinò via, dichiarando che erano ormai fuori strada di almeno un chilometro e mezzo.
Si stava avvicinando l’ora in cui sul continente comincia, o meglio, finisce di farsi sentire, l’effetto della scarsa prima colazione, e in un negozietto dall’aria caratteristica le signore comperarono del castagnaccio caldo. Sapeva un po’ della carta in cui era avvolto, un po’ di brillantina, e un po’ di non si sapeva bene cosa. Ma diede loro la forza di arrivare fino a un’altra piazza, grande e polverosa, all’altra estremità della quale sorgeva un edificio dalla facciata bianca e nera di incomparabile bruttezza. Miss Lavish apostrofò la costruzione in toni drammatici. Era Santa Croce. L’avventura era finita.
[…] Ora entrò nella chiesa depressa e umiliata, incapace persino di ricordare se fosse stata costruita dai francescani o dai domenicani.
Naturalmente non poteva che trattarsi di un edificio meraviglioso. Ma come somigliava a un granaio! E che freddo! Naturalmente c’erano gli affreschi di Giotto, e in presenza dei loro valori tattili Lucy si sentiva in grado di provare le giuste senzazioni.
[…] Poi si lasciò prendere dal pernicioso fascino dell’Italia e, invece di darsi da fare per saperne di più sui monumenti, cominciò a sentirsi felice.
( Edward Morgan Forster, Camera con vista, 1908 )
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