Indefesso, indifferente, quasi sordo, Steven Soderbergh continua imperterrito il suo singolare percorso cinematografico, perennemente ideciso tra l’autorialità, l’astuzia e la cialtroneria.
Capace di volare altissimo, ma anche di riportare risultati quantomeno discutibili, il nostro dirige in modo compulsivo ad un ritmo quasi forsennato, spaziando tra generi, mezzi espressivi e contaminazioni.
Effetti collaterali si potrebbe forse definire un film minore, anche se la poetica di Soderbergh è riconoscibilissima qui come altrove, un giallo d’atmosfera, probabilmente telefonato e sicuramente godibile. Supportato da un ottimo e blasonatissimo cast, tra cui spicca la Rooney Mara di Millennium, Effetti colletrali ha il difetto di mettere in scena un intrattenimento superato, sotteso da meccanismi risaputi, mascherati però da un’insopportabile aura di novità.
Il risultato è un film ibrido, esteticamente modernissimo, ma legato ad un’idea di giallo vecchio stile, prevedibile e superata. Se Soderbergh avesse creato una pellicola totalmente anacronistica, probabilmente avrebbe centrato il bersaglio, ma questa indecisione formale e contenutistica crea una distonia tra significato e significante, rischiando così di confondere lo spettatore, diviso tra un deja-vu e la sensazione di assistere ad un episodio della sua serie tv preferita.
Purtroppo il giallo negli anni ha subito una vera e propria mutazione strutturale, che lo ha costretto ad abbeverarsi sempre più spesso alla fontana del thriller, mutando così il gusto e il punto di vista degli spettatori, ormai assuefatti, addomesticati e quasi impossibilitati ad essere stupiti. Un ritorno ad un intreccio più classico sarebbe più che auspicabile, ma bisognerebbe avere il coraggio di portare questo ragionamento alle sue estreme conseguenze, ignorando la moda, le strizzatine d’occhio e i virtuosismi.
Così com’è, Effetti collaterali, rischia solo di essere un’occasione mancata.
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VOTO
♥ ♥ 1/2
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