In seguito ad un fatto di cronaca si possono verificare cose senza senso, eventualità che – agli occhi di una persona dotata di senno -appaiono come incomprensibili. La strage al tribunale di Milano di ieri ha avuto qualche spiacevole effetto collaterale, favorito dai social network:
- Al TG1 (la testata giornalistica del primo canale della TV di Stato) allo scopo di corredare i propri servizi con immagini pertinenti, hanno cercato su Facebook il ritratto del “killer”. Su cosa hanno basato la ricerca? Sul suo nome. Così hanno preso l’immagine del primo profilo personale che hanno trovato e l’hanno sbattuta in onda. La foto è stata poi ripresa anche da La vita in diretta (trasmissione di Rai Uno che si autodefinisce “rotocalco giornalistico serio ed effervescente di storie e facce”). Ah, la foto trovata su Facebook era il ritratto di un omonimo agente di polizia (applausi).
- Altre persone, invece, hanno pensato bene di creare – sempre su Facebook – alcune discutibili (diciamo così) pagine di discussione, riscuotendo consensi peraltro notevoli:
Ad entrambe le categorie di persone, auguro di trovare al più presto un lavoro appagante. Così almeno riusciranno a fare qualcosa di utile e smetteranno di utilizzare i social network per fare cretinate.