La Sandretto viene considerata espressione della società civile e rappresenta - dicono - quanto di più diverso dalla rete radical chic della sinistra. Insomma, una candidatura che potrebbe mettere d'accordo tutte le anime di un centrodestra torinese che se la sta passando persino peggio del centrosinistra cittadino (e ce ne vuole).
Sicuramente la candidatura della Sandretto, che si è detta disponibile a valutare il percorso, è competitiva: è giovane, donna, imprenditrice, figura di spicco in città. Un po' come lo era stata la candidatura della Porchietto alle provinciali torinesi. Ma sappiamo tutti come andò in quella occasione.
La verità è che il triplice cognome della Sandretto rievoca non i salotti radical chic della sinistra, ma un salotto ben più snob frequentato da persone agiate e benestanti che niente ha da spartire con quella città che marciava davanti ai cancelli di Mirafiori per protestare contro Marchionne solo qualche settimana fa. Torino è sicuramente cambiata negli ultimi dieci anni, ma nella sua classe media è sempre rimasta quella mentalità da classe operaia che rende i torinesi persone con i piedi per terra, dotate di senso comune, tanto laboriose e attive nel piccolo della vita quotidiana quanto scettici su chi mette in pubblica piazza i propri successi e le proprie ricchezze.