Al Wadi al Gedid, il più grande governatorato egiziano e il meno popolato numericamente, è davvero un sogno ad occhi aperti per noi occidentali.
Provare per credere.
Deserto e oasi s'alternano in una zona compresa tra il corso del Nilo, il Sudan e la Libia, che ne segnano i confini.
E in questa ottava meraviglia del mondo per il turista" fortunato" c'è la possibilità di visitare niente di meno che l'area protetta del "deserto bianco" nonché il Parco Nazionale di Gilf el Kibir.
E, senza tema di smentita, rimanere per alcuni attimi letteralmente senza parole, perché rapiti dalla bellezza di paesaggi mozzafiato.
Ma il territorio in questione è anche altro.
Ovvero esso è ricco di una varietà notevole di prodotti locali, che vanno dalle ricette tipiche ai lavori artigianali, realizzati da mani esperte e pazienti.
Ed essi, infatti,oltre ad essere il punto di forza, rappresentano un validissimo incentivo al progetto ,messo in atto da la "Nuova Valle" che,anche grazie alla Cooperazione italiana, con un finanziamento di 12,2 milioni di euro, di cui tre attraverso il programma di "debt for development swap", vuole realizzare infrastrutture, rafforzare il controllo delle aree protette della zona, formare i ranger, per creare, in loco, un turismo "altro".
E, inoltre, avviare anche dei corsi d'italiano, a partire dal mese di gennaio, con il supporto dell'Istituto italiano di cultura.
In un momento di delicatissima fase politica per l'Egitto, l'iniziativa merita , a mio avviso, un grosso plauso in quanto l'economia egiziana ha decisamente bisogno e piuttosto subito di "robuste" stampelle.
E la realizzazione del progetto in questione potrebbe significare appunto l'avvio di un modo nuovo di fare business per gli egiziani.
Fare guadagni nel rispetto dell'ambiente e delle proprie tradizioni culturali in senso lato.
Non solo piramidi di giorno o danza del ventre di notte nei consueti locali per europei danarosi o americani(e adesso russi e cinesi magari), musei visitati frettolosamente con la testa altrove, escursioni prefabbricate ad usum del turista "mordi e fuggi".
Il nocciolo della questione é invece il non svendere più, insomma, il proprio Paese alle schiere di turisti intruppati e desiderosi solo di poter vedere quell'Egitto da cartolina, che si vuole poi poter raccontare , con accluso souvenir dozzinale , offerto agli amici invidiosi, rimasti a casa.
Si vorrebbe poter "cambiare musica". Se ci si riesce.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
COMMENTI (1)
Inviato il 23 dicembre a 06:12
BISOGNA COINVOLGERE LE AGENZIE VIAGGI SIA NEL WEB CHE QUELLE CLASSICHE A PROMUOVERE QUESTO TIPO DI VACANZA, PURTROPPO FINCHE' L'EGITTO NON TROVA UNA STABILITA' POLITICA, NON SO QUANTA SICUREZZA CI SIA PER I TURISTI CHE TEMONO PERFINO DI ANDARE NELLE ALTRE NOTE LOCALITA' TURISTICHE