Tre giornalisti dell’emittente panaraba Al Jazeera arrestati a dicembre con l’accusa di aver diffuso notizie false e sostenuto i Fratelli musulmani, un’organizzazione “terroristica” per i militari al potere in Egitto, sono stati condannati oggi a sette anni di carcere.
La sentenza, emessa da un tribunale del Cairo, colpisce l’australiano Peter Greste, l’egitto-canadese Mohamed Abdel Fahmy e l’egiziano Baher Mohammed.
Al Jazeera è finita nel mirino dei militari egiziani perché sospettata di appoggiare i Fratelli musulmani. Il movimento islamista è stato al potere al Cairo dal giugno 2012 al luglio 2013.
Ciò che preoccupa è che questa condanna, contro ogni principio democratico, mina comunque la libertà di espressione e, per giunta, il tutto sta accadendo a pochi giorni dalla presidenza Al Sissi, che aveva fatto ben sperare per l’Egitto in un ritorno alla normalità.
Notizie del genere non predispongono certo positivamente il resto del mondo a fare investimenti laggiù, e in particolare l’Europa mediterranea, che le è dirimpettaia, e di cui l’Egitto ha bisogno invece per incrementare la propria bilancia commerciale anche con la vendita di pacchetti turistici.
Se si considera che turismo, ad esempio, per l'Egitto equivale a ottime disponibilità di lavoro per la sua gente.Specie per le giovani generazioni, che non dovrebbero più emigrare.
E noi italiani lo sappiamo molto bene, essendo stati , che non è molto, dei partner privilegiati del governo egiziano, nel settore turistico, ai tempi di Mubarak.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)