Piazze ancora mobilitate sui due fronti in Egitto a tre giorni dalla deposizione di Mohamed Morsi.
Fra acrobazie di elicotteri e jet militari al tramonto su piazza Tahrir la pressione popolare non smuove l'impasse politica nella quale è stato ricacciato il paese. Dopo la frenata sul nome dell'ex capo dell'Aiea Mohamed el Baradei come primo ministro ad interim, per le difficoltà incontrate sul fronte degli islamici, il presidente ad interim Adly Mansour fatica a trovare una soluzione al primo rebus nella delicata e incerta transizione che dovrebbe sfociare in elezioni presidenziali anticipate ed una nuova costituzione.
Il livello di tensione e il rischio di nuove esplosioni di violenza continuano a preoccupare la comunità internazionale.
Il presidente russo Vladimir Putin ha evocato il rischio in Egitto di una guerra civile alla siriana, mentre il presidente Usa Barack Obama ha nuovamente condannato le violenze precisando che Washington non sostiene nessuna formazione politica in Egitto. Una riposta alla Fratellanza che ha bollato Baradei come "uomo degli Usa" e anche al movimento dei Ribelli che aveva accusato gli Usa di avere troppo apertamente sostenuto la Fratellanza.
Deposto un presidente in 48 ore, la politica egiziana in tre giorni non ha ancora trovato la formula che, oltre ad essere inclusiva, come ha sottolineato il ministro della difesa Abdel Fattah el Sissi annunciando la road map della transizione, dia garanzie sul fronte della tenuta economica del paese. Il premier ideale dovrebbe fare da collante a formazioni politiche molto diverse fra loro,
dai salafiti di el Nour al movimento dei Riballi di Tamarod, mentre la Fratellanza musulmana continua a chiamarsi fuori da qualsiasi trattativa per la formazione di un governo di coalizione, continuando a gridare al golpe militare. Il portavoce Gehad el Haddad ha scritto su twitter che Morsi e il suo staff sono tuttora detenuti dalla "giunta militare" senza che se ne abbiano notizie in un luogo tenuto segreto.
Guardata con sospetto fin dalla sua nascita, nel 1996, in un paese ed una regione del mondo in cui le autorità' hanno sempre ritenuto la libertà di informazione non un diritto dei cittadini ma un ostacolo alla loro possibilità' di esercizio incondizionato del potere, l'emittente satellitare qatariota Al Jazira, spesso indicata come la CNN del mondo arabo è stata nuovamente oggetto di repressione in Egitto.
Il procuratore generale Hamdy Mansour, vicino al deposto Presidente Fratello Musulmano Mohamed Morsi ha ordinato una perquisizione nella sede cairota della tv ed il fermo del direttore Abdel Fattah Fayed e di altre 28 persone dello staff impiegate nelle emissioni internazionali ed in quelle del canale locale Al Jazira Mubasher Misr. La notizia è stata diffusa dalla stessa emittente e dall'agenzia di stampa egiziana Mena.
Il procuratore ha accusato l'emittente di aver trasmesso materiale che incitava alla violenza in occasione della decisione dei militari di deporre Morsi, oltre che di operare senza permesso, dopo che già' durante la transizione dal regime di Mubarak all'elezione di Morsi il Consiglio Supremo delle Forze Armate aveva chiuso la sede della tv.