Magazine Diario personale

Egoista

Da Maddalena_pr

NON MI VERGOGNO A DIRLO, TI USO. SE QUESTO SI POSSA DEFINIRE EGOISMO O MENO, NON LO SO.

kaboompics.com_Yellow, orange and red autumn leavesOggi è giorno che si va in giro.
Ti vesto ti copro quello che serve. Il sole è benevolo, il vento aspetterà. Me ne fotto del fango, fogliame che si addensa in viottoli martiri di pozzanghere.
Oggi è giorno che se resto sbatto sui vetri, una zanzara fuori stagione, fremere senza nutrirmi.

Ripenso all’altra mattina, un’amica al parco a pisciare il suo cane. Da dietro la facevo troppo giovane per essere lei. Invece l’avvicino, le riconosco le spalle un po’ larghe, la chiamo “Alessia!”, quella si volta, intona il saluto alla sua maniera, allegra, fresca. Fa sempre bene trovare qualcuno, quando si va in giro a forare la solitudine. Quando si esce per trovarsi. Sei lì col tuo fardello di gomma che tutto ci rimbalza, e invece ti trovi un ciao alla buona maniera, che ti trapassa come un filo. Che se poi scivola fuori almeno resta un buco. E di lì ci entra la luce.

Mi dice che sono brava, una brava mamma, che porto fuori la piccola. La porto al parco grande a fare un giro per i laghetti, starnazzanti anche noi dietro a qualche anatra che aspetta briciole.
Ma non è vero, sai: non crederci. Sono una piccola donna egoista, ti calo nel passeggino e ti porto fuori per me. Perché se non scrivo cammino. E allora sto bene.
E non ti posso lasciare a casa perché sei troppo piccola. E poi ho bisogno di te, del tuo universo parallelo a questa commediola adulta del mondo.

Non mi vergogno a dirlo, ti uso.

Come quei genitori ieri a Expo, bambini affogati nel passeggino, ben coperti e dormienti. Li hanno tenuti svegli perché dormissero e non rompessero le scatole durante il giro? Li hanno drogati? Alle sei dormivano tutti. Piccoli di due anni, tre, quattro. I più grandi ne avevano anche di più, li hanno strizzati in passeggini microbici, pur di tagliare le code. E così sfilavano per il decumano. Fieri.
A questo non arriverei.

Ti uso per piccole cose, piccole scuse, fragili ragioni.
Come quando ti prendo sulle ginocchia e ti bacio sapendo che sei ancora troppo giovane per asciugarti le guance dopo il mio contatto, per rifiutare, protestare o fuggire. Lo fai già, in verità. Qua e là rivendichi la giusta indipendenza, hai i tuoi gusti, i tuoi momenti. Gli umori. Non sei un giocattolo. Ma non è vero che ti bacio per darti un bacio: io a volte ti bacio per prenderti. Ti bacio perché ne ho bisogno.

Come quando portiamo voi figli in un posto speciale, facciamo cose nuove: c’è una gran parte di generosità in questo. Una generosità facile, non è una vera fatica. È un impegno che si paga da sé, vedervi felici. Ma c’è una parte squisitamente mia, che è sentire che vi ho dato gioia. E prenderla di ritorno.

Se questo si possa definire egoismo o meno, non lo so. Dove corra il confine tra questo e l’amore… non lo so.

Ma oggi è giorno che ti prendo. E si va in giro. E non ho voglia di freddo e non ho voglia di pensieri. E l’autunno se ne farà una ragione.


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