Se la magistratura volesse intercettare il presidente del Consiglio dovrebbe chiederne l’autorizzazione al Parlamento; che (probabilmente) non la concederebbe. Così, gli inquirenti del «caso Ruby» - non potendo intercettare il presidente del Consiglio - hanno monitorato in vari modi le persone che ne frequentavano le abitazioni private e che perciò stesso sono finite sui giornali. Uomini che, nell’immaginario collettivo, sono, ora, l’archetipo del vecchio porcaccione; ragazze che una certa opinione pubblica immagina - diciamo così - disposte a concedersi a chiunque in cambio di una raccomandazione.
Sia beninteso: Ostellino non prende le difese di Berlusconi. Analizza, semmai, il modus operandi del sistema mediatico, politico e giudiziario di giungere a determinate conclusioni, siano esse a sfavore del premier o delle ragazze che frequenta o degli amici – ricchi e poveri – strenuamente ossessionati dalle sue grazie. Appare curiosa (ancorché sacrosanta) l’osservazione di Ostellino, molto più se si pensa ospitata all’interno di un giornale che, prima di altri, ha dato conto dell’indagine ai danni di Berlusconi. Un giornale, inoltre, impegnato in queste ore nel toto-fidanzata del premier nonché nel passare al setaccio le giovani frequentatrici di Arcore. Poi leggo Wittgenstein, che senza troppe piroette afferma:
non è vero manco per il cavolo che “uno è libero di fare quel che vuole a casa sua” e che “la vita privata” sarebbe una terra di nessuno di deregulation e liberi tutti. A casa propria la gente picchia i bambini e violenta le mogli, a casa propria la gente fa telefonate oscene e persecutorie, nella “vita privata” siamo in grado di mettere in pratica turpitudini deplorevoli e veri e propri reati. E quindi Berlusconi non “fa quello che vuole a casa sua”, no. O meglio, lo fa, ma come per ogni altro cittadino – adesso sì – il giudizio su di lui che ne discende è pessimo e di totale condanna: come quello che avremmo per il nostro vicino di casa settantenne che usi i suoi amici e i suoi soldi per ottenere che gli portino a casa minorenni e maggiorenni a cui toccare il culo con assiduità e dipendenza e vada a raccontare balle in questura per poter tornare a pagarle per andare con lui.
Berlusconi in questi anni è stato tirato per la giacchetta da più parti. In nessun modo è stata però scalfita appieno la sua reputazione, né il suo potere. Fa quasi tenerezza, perciò, constatare che sarà (forse) una misera storia di sesso, vizi, soldi e raccomandazioni a delinearne la parabola discendente. Ovviamente fino a prova contraria la presunzione d’innocenza deve essere garantita. Ma proprio perché ciò è vero una personalità pubblica che gestisce affari pubblici (non una personalità pubblica che gestisce affari privati, non stiamo parlando di attori, calciatori o tronisti) ha il diritto di difendersi e il dovere, non solo morale, di fare un passo indietro. Perché magari faranno anche ridere coloro che dicono che “il rischio è lo stallo” (qualunque sia la prospettiva dello stallo), ma è proprio questa roba qua che l’Italia non può permettersi. E tenere sotto scacco un paese intero con il più stupido dei pretesti è quantomeno egoista.