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Einstein e scienza: rapporto umano come fattore essenziale

Creato il 04 settembre 2010 da Alessandro @AleTrasforini
EINSTEIN E SCIENZA: RAPPORTO UMANO COME FATTORE ESSENZIALE Operando nella scienza, capita non di rado di identificare il proprio ruolo con un qualcosa di simile al divino. Chi crea, progetta o plasma un'invenzione realizza infatti, nel concreto, un pensiero; mette in piedi qualcosa che fino a pochi istanti prima poteva sembrare solo utopia. Regole, neppure forse troppo esatte, permettono all'essere umano di raggiungere valori ideali con cui produrre pezzi meccanici, dimensioni auree e moduli con cui costruire macchine complicatissime. Regole sperimentate fino all'ennesima potenza hanno, forse, illuso l'uomo di poter governare anche l'incontrollabile. Nel tempo larga parte dell'umanità si è creduta superiore a qualsiasi, oggettivo, limite della natura. Realizzando macchine sempre più veloci ha ridotto le necessarie sicurezze e consapevolezze nei guidatori. Realizzando strutture e palazzi sempre più complessi e sempre più grandi ha trascurato canoni di sostenibilità e tollerabilità ambientale. Da qualsiasi angolo del sapere si faccia scienza, non andrebbero mai trascurate le necessità di rendere tollerabili e di ridotto impatto negativo i traguardi raggiunti dal progresso scientifico. In quanto uomini "in prestito" su questo pianeta, dovremmo avere la sacra responsabilità di trasmettere una Terra migliore di quella che abbiamo vissuto, a tutte le future generazioni. L'umanità scientifica è un concetto che, per come si sono evolute certe dinamiche contemporanee, pare un concetto impossibile da perseguire. L'aspetto umanista nello scienziato o nel tecnico dovrebbe essere ai primi posti nel "curriculum valoriale", se di questo si può scrivere con sufficiente consapevolezza. Ce lo ricorda, con monito assoluto, il genio assoluto di Albert Einstein: "La preoccupazione per l'uomo e per la sua sorte deve rimanere l'interesse prevalente della tecnica...perchè le creazioni della nostra mente siano una benedizione e non una maledizione per l'umanità. Non dimenticatelo mai, in mezzo ai vostri diagrammi ed alle vostre equazioni. [...] Perchè questa stupenda scienza applicata che risparmia lavoro e rende la vita più facile ci porta così poca felicità? La risposta è semplice: perchè non abbiamo ancora imparato a farne un uso assennato." (Discorso al California Institute of Technology, febbraio 1931) "Il miglioramento delle condizioni in tutto il mondo non dipende in maniera essenziale dalla conoscenza scientifica ma dalla realizzazione delle tradizioni e degli ideali umani." (1952) La preoccupazione di chi fa scienza dovrebbe, per sommari capi, coincidere con l'amore per l'uomo e per il tutto che lo circonda. Stando a recenti, non episodici, fenomeni, pare proprio l'assoluta realtà?

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