El burrito, l’addio al calcio di Ortega Celo, celo...mi manca!
Buenos Aires – 13/07/2013
Il Monumental è gremito, sono tutti lì per lui, El Burrito, l’asinello.
Perchè Ariel Ortega è come quei bambini che non hanno voglia di studiare e si sentono ripetere dal maestro: "Potresti fare di più, ma non ti applichi."
Fuoriclasse mancato, talento vittima dei suoi limiti…
Preso dal River Plate a soli 17 anni, tentò la fortuna nel vecchio continente prima a Valencia per poi passare alla Sampdoria e al Parma.
Di lui si ricorda sopratutto l'espulsione contro l'Olanda nei Mondiali del '98 che condannò la sua Argentina.
Da lì la parabola discendente che lo vide prima approdare in terra turca, salvo poi fuggire in Argentina con conseguente multa e squalifica da parte dell’UEFA.
Nel suo River tornò non una, ma ben due volte!
I suoi erano dribling ubbriacanti, peccato che anche il suo tasso alcolico era spesso e volentieri elevato…
Buon trequartista, genio e sregolatezza ma amato dai suoi tifosi.
Questo era Ariel 'El Burrito' Ortega
El burrito, l’addio al calcio di Ortega Celo, celo...mi manca!