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El somni

Creato il 04 febbraio 2016 da Eraserhead
El somniChristophe Farnarier, marsigliese classe ’63, è essenzialmente un direttore della fotografia per film di nicchia. Il suo primo lavoro passato agli archivi lo vede collaborare con Albert Serra in Honor de cavallería (2006), opera che, come saprete, è stata interamente girata in Catalogna con attori (due) non professionisti. È probabile che grazie a questa esperienza in terra spagnola Farnarier sia venuto a conoscenza di Joan Pipa, pastore nomade nei Pirenei catalani, e soggetto a dir poco perfetto per un documentario come El somni (2008) che vuole far congiungere più strade: c’è la raffigurazione antropologica di un uomo che fa un mestiere d’altri tempi, c’è lo spirito naturalistico fondato sugli splendidi paesaggi agresti, c’è il corrispettivo spirito artistico del regista che non si limita al compitino televisivo e c’è verso la fine anche spazio per un grido ecologico che si rivela il vero urgente nucleo del film.
La ciclicità delle stagioni detta i tempi d’azione, si parte per la transumanza e Farnarier è lì, fianco a fianco al pastore, in mezzo al fiume gibboso di lana, che ruba le impressioni, i pensieri e le imprecazioni (ovviamente in catalano) di Pipa. Quest’ultimo se inizialmente discetta di donne e denaro fantasticando di possedere ingenti quantità di ambedue le categorie, successivamente dà sorprendentemente sfoggio di essere a conoscenza dei fatti che accadono non solo oltre le sue montagne (appena può non le manda a dire al governo spagnolo e a film concluso capiremo il perché) ma anche aldilà dei confini nazionali con dei commenti su Bush junior difficili da non condividere. Quello che per buona parte della sua durata parrebbe un documentario dove viene semplicemente posto lo sguardo su una realtà rurale e su chi questa realtà la vive da un periodo di tempo che coincide col primo fino a quello che sarà l’ultimo respiro, grazie ad un’idea parecchio azzeccata, ovvero quella di presentare Joan ad un’ora dall’inizio e affermare che quello a cui stiamo assistendo è il suo viaggio finale nelle vesti di capraio, diventa un j’accuse per nulla didascalico poiché visto con gli occhi bucolici del protagonista, una denuncia verso l’amministrazione politica che ha in quelle ruspe così antitetiche rispetto al contesto paradisiaco la propria innaturale e burocratica essenza. Poi lì, proprio dove un tempo, come diceva qualcuno, c’era l’erba, passerà un treno, ma il progresso lascia sempre delle vittime senza voce dietro di sé.
P.S.: El somni è un documentario consigliato per ragioni che spero di aver reso evidenti con la manciata di righe scritte qui sopra, c’è però un’altra connotazione, più marginale ma non per questo snobbabile, che accresce il grado di interesse di questo piccolo film, mi riferisco alla comunicazione verbale che lo intesse, al codice d’intesa tra Pipa e i suoi compaesani. Vi stupirete di come la lingua catalana ha sfumature vicine all’italiano, tanto che per alcune battute non c’è bisogno di leggere i sottotitoli.

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