REGIA: Gareth Edwards
CAST: Whitney Able, Scoot McNairy
ANNO: 2010
DURATA: 15 minuti
GENERE: Fantascienza
ETÀ CONSIGLIATA: 10+ (i più piccoli probabilmente si addormenterebbero durante i titoli di testa)
Realizzare monster movies è difficile.
Bravo, hai scoperto l’acqua calda, direte voi. Vero, anche se a giudicare dalle uscite di questi ultimi anni sembrano molti i registi che continuano a ignorare questo fatto, proponendoci canovacci vecchi di decenni (chi ha detto il recente Predators?) e protagonisti che definire stereotipati sarebbe fare loro un complimento (chi ha detto di nuovo Predators? ^_^). Non che ogni tanto qualche cosa di decente non esca, ma è merce rara e che il più delle volte arriva dall’estremo oriente, come l’ottimo The Host.
È stato quindi con un misto di scetticismo e curiosità che mi sono affacciato a questo Monsters, film britannico uscito giusto in queste settimane e attorno al quale è stato montato il più classico dei “casi”, al pari di un altro film nato in maniera simile: Paranormal activity.
Il paragone con il film di Oren Peli non è casuale. Entrambi nascono nell’universo indie, entrambi riescono, pur con qualche fatica, a trovare un distributore che creda in loro ed entrambi sono costati appena 15.000 Dollari. Solo che se per PA tale cifra è credibile, con Monsters lo è un po’ di meno (a mio avviso da tale cifra ricopre giusto il materiale di lavoro e i costi di viaggio, escludendo vitto e alloggio). Ma andiamo con ordine…
Monsters racconta di una sonda spaziale che fa ritorno sulla Terra con a bordo alcuni campioni extraterrestri e che durante la fase di atterraggio precipita sul Messico, trasformando il paese nel giro di pochi anni nell’habitat ideale per creature aliene dall’aspetto simile a quello dello zio Cthulhu. A sei anni dal disastro, un fotoreporter americano, tale Andrew, viene incaricato dal suo capo di riportare in territorio americano la figlia Samantha, scappata per motivi all’inizio misteriosi in centro America. Naturalmente, come è facile prevedere in questo genere di film, qualcosa va storto durante il tragitto e così i due saranno costretti ad attraversa la cosiddetta “Zona Infetta”.
Più che la trama in sé, a essere interessante è qui soprattutto il modo in cui il film è stato realizzato. Il regista Gareth Edwards ha infatti diretto la pellicola con una troupe di appena quattro persone: i due protagonisti, un tecnico e se stesso. Stop. A ciò si aggiunge il fatto che buona parte delle scene sono state girate senza alcun consenso e addirittura all’insaputa di alcuni interpreti. Un esempio lampante è la prima scena, dove Andrew chiede a dei pompieri dove si trovi l’ospedale. Se nella realtà quegli uomini si trovavano lì per ripulire le macerie di un palazzo appena demolito, nel film diventano inconsapevoli spettatori dell’abbattimento del medesimo palazzo da parte di un alieno. Com’è stato possibile tutto ciò? Semplice: grazie al sapiente lavoro del regista con After Effects.
Ecco, proprio il massiccio uso di questo programma per ovviare alla scarsità di pecunia rappresenta croce e delizia del film. Se da una parte ha infatti permesso la creazione di un vero e proprio universo alternativo senza nemmeno aver bisogno di utilizzare la tecnica del green/blue screen, dall’altra ha trasformato l’opera di Edwards in una sorta di grosso screensaver.
Mi spiego meglio: in un’ora e mezza di film, per decine e decine di volte la telecamera indugia su cartelli stradali trasformati in avvisi di avvicinamento alla Zona Infetta, su elicotteri abbattuti in realtà creati al computer, su schermi dove scorrono servizi aggiunti in post produzione e così via. Insomma, per più di due terzi della pellicola il regista non fa altro che mostrarci quanto è bravo a usare After Effects.
Fotomontaggio dei resti di un alieno… …fotomontaggio di un treno deragliato… …fotomontaggio di un cartone animato su come difendersi dagli alieni… …fotomontaggio di un cartello che indica la distanza dalla zona infetta……fotomontaggio di un coni… Ehi, cazzo ci stai a fare tu? Duca, tieni a bada le tue bestie!
E i mostri del titolo? Ecco, qui sta la fregatura: fatta eccezione per la scena finale e per una manciata di fotogrammi in un paio di scene, non li vedrete mai. Il che, francamente, mi sembra un po’ una presa per il culo. E qui già mi vedo gl’intellettualoidi saltarsene fuori dicendo: “Ma tu non hai capito! Questo film è una metafora del dramma degli immigrati. I veri mostri del titolo sono altri!”. Grazie tante, ma l’avevo capito anche da solo. Tuttavia anche le metafore hanno bisogno di essere interessanti, altrimenti non hanno ragione di esistere. Prendete un film come Disctrict 9, che riesce a parlare di Apartheid pur senza farsi mancare un sacco di azione. E che dire di The mist, uno dei più bei film degli ultimi anni su quanto sia difficile l’essere genitori? Ecco, tutto ciò è assente in Monsters, il che è un vero peccato, perché allo stato attuale l’opera di Edwards è nulla più di una “tech demo”. Un film in buona parte vuoto (a causa anche di alcuni scambi verbali dalla banalità disarmante, in quanto spesso e volentieri improvvisati sul momento) e riempito a forza con mera perizia tecnica nell’uso del fotomontaggio. Certo, va reso merito al regista anglosassone di essere riuscito in una missione degna del miglior McGyver, ma questo non basta a elevare Monsters al rango di Film con la F maiuscola. Per ora in Andrews vedo un’eccezionale tecnica, ma poca anima.
Resta il fatto che rispetto a buona parte delle porcate che passano al cinema (l’ho già detto Predators?) ci troviamo di fronte a un’opera più che dignitosa e che merita almeno una visione, ma nulla di più. Insomma, chi ha definito Monsters come “il film di mostri definitivo” farebbe bene a guardare un po’ più di film d’importazione prima di sparare simili idiozie.
Trailer del film…
…e breve dietro le quinte.
PS: Un ringraziamento a Zweilawyer per avermi fatto vedere sta mezza cagata ^_^
PPS: Se volete vedere anche voi il suddetto film (dato che molto probabilmente non arriverà mai sugli schermi italiani), beh, armatevi di pazienza e cercatelo via Torrent. Io l’avevo trovato su IsoHunt, ma nel momento in cui scrivo non è più disponibile…
PPPS: Grazie al buon Duca per l’immagine del coniglio saltata fuori dalla sua raccolta personale. Comunque no, non mi sto convertendo alla fede conigliesca.
PPPPS: Ok, lo ammetto, l’immagine del coniglietto che fa ciao con la zampina è un becero trucco per attirare il pubblico femminile in nome del buon vecchio kawai ^_^