eldiario.es: nel Canale di Sicilia, l'Europa dichiara la guerra ai poveri e agli immigrati
Da Rottasudovest
Mentre ieri sera, nel Canale di Sicilia, il nuovo naufragio
di profughi dalle guerre e ingiustizie d'Africa richiamava l'Europa e il mondo
alle proprie responsabilità, su eldiario.es usciva un articolo durissimo contro
le politiche europee sull'immigrazione.
Il viaggio appartiene al DNA dell'essere umano, è uno
stimolo, un desiderio di migliorarsi, è "la base della resistenza
dell'essere umano" spiega l'autrice, Olga Rodriguez. E oltre al viaggio per diletto, per conoscenza, per
commercio, esiste il viaggio di chi fugge dalla violenza, dalla fame, dalla
siccità, dall'ingiustizia. "Gli harragas, i giovani disposti a
'bruciare' frontiere, come si dice in arabo, rappresentano una delle massime
contestazioni alla disuguaglianza, che sottolinea il cattivo funzionamento di
questo pianeta, in cui si condannano alla clandestinità le persone senza
documenti". E chi tenta
questa fuga, in cerca di una vita dignitosa, è tanto consapevole dei rischi che
corre, attraversando il Sahara e poi il Mediterraneo, che spesso si attacca al
corpo, con un nastro adesivo, una carta plastificata con i suoi dati e il
numero di telefono dei familiari, in modo che possano essere avvertiti, se il
viaggio non va a buon fine. Però è così forte la necessità, è così forte la
disperazione, che vale il rischio di perdere la vita.
Rodriguez attacca il sistema economico e sociale che regola il pianeta, ricorda
il giornalista italiano Gabriele del Grande, secondo il quale "c'è una
guerra mondiale contro i poveri". "I naufragi sono cronache di morti
annunciate e favorite dalle politiche dei governi europei, che elevano muri,
rafforzano frontiere ed escludono dai propri territori chi non ha le risorse
economiche" spiega la giornalista "C'è, nella discriminazione degli
immigrati, tutta una lotta di classe contemporanea e simbolica. Si concedono i
visti a chi ha determinate quantità di denaro in banca, si nega il permesso di
ingresso a chi non dispone di risorse economiche. Si proibisce il passaggio a
chi ha meno, ignorando l'enorme ricchezza sociale e culturale che tanti
'poveri' potrebbero darci. Si destinano milioni di euro per evitare l'ingresso
in Europa a persone che in molti casi meriterebbero il diritto d'asilo e che,
di fatto, fuggono da guerre e spoliazioni a cui i nostri governi partecipano
direttamente o indirettamente, perpetuando così la metafora dell'1% chiuso in
una torre d'avorio, disposto ad attaccare gli altri per poter preservare la sua
ricchezza, concentrata nella sua avidità".
Il naufragio di Lampedusa e la morte di centinaia di persone
non cambierà le cose: "Il potere favorisce le entità finanziarie e
sacrifica le persone. Da anni l'Europa spazza verso l'esterno, esternalizza le
sue frontiere, perché gli immigrati muoiano lontano dalle nostre coste e dalla
nostra coscienza, in Paesi vicini diretti da dittatori 'amici'". E'
un'Europa che si basa sul principio della disuguaglianza, perché
"sfruttiamo materie prime di terzi, eleviamo barriere per impedire il
passaggio delle persone e dei prodotti che fanno concorrenza ai nostri, mentre
permettiamo la libera circolazione delle merci, del denaro, delle armi, delle
monete, dei tristi".
Olga Rodriguez cita John Berger, secondo il quale "l'emigrazione è
l'esperienza che meglio definisce il nostro tempo" e sostiene che oggi
"l'emigrazione non solo è una realtà, ma è un diritto. Chi cerca di
esercitarlo non solo lotta per una vita migliore, ma, consapevole o meno, sta
rivendicando un mondo più giusto ed egualitario".
L'Europa, continua la giornalista, "scommette sull'esclusione, che è una
forma di guerra" e, parlando di immigrati, senza dare loro un'identità,
nega tutta "la loro ricchezza culturale e vitale". Una ricchezza che
"fortunatamente" si ritrova nelle città in cui sono arrivati, in
"centinaia di quartieri, associazioni di abitanti, organizzazioni
solidali", in cui si respira nuova vita "al suono di altre musiche,
con le pronunce di altri accenti, con il racconto di altre culture, con la
forza di altri modi di vivere, con la presenza di altre sensualità, con
l'accoglienza degli altri. Gli altri, che siamo anche noi".
Poi una curiosità, che in spagnolo è quasi una rivelazione, nella lingua wolof,
che si parla in Senegal, Gambia e Mauritania, solidarietà si dice yapalante
(p'alante, in spagnolo significa avanti). "Una bella
casualità" la definisce Olga Rodriguez. "ma oggi c'è un'Europa grigia
e vecchia che preferisce dare le spalle alla solidarietà, condannando gli altri
alla morte o alla clandestinità. E con questo condannando se stessa".
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