Preparativi. Si raccolgono informazioni e ci si convince a pieno della incommensurabile cazzata che è andare all'Elefante. Ci si fonde il cervello con le previsioni meteo per poi dire che alla fine anche se dicon merda ormai si parte. MA, la cosa più importante da considerare nella preparazione di un viaggio, che sia l'Elefantentreffen o il giro al Muraglione, è la scelta della compagnia. Da tempo viaggiare in moto da solo mi è venuto a noia, tanto che quasi non mi muovo più per giretti che vadano oltre il mattina-sera. Farmi l'Elefante da solo mi metteva un misto di tristezza e preoccupazione, quindi ho interpellato i pochi con cui mi avrebbe fatto piacere condividere l'esperienza. Se avessi semplicemente cercato compagnia mi sarei aggregato a quelli di QdE, tutti sconosciuti, qualcuno simpatico almeno via forum. Il problema nasce quando il tuo compagno di viaggio, in questo caso Cigolla, pur in totale buona fede si porta dietro altri compagni di viaggio di cui non era stata fatta richiesta, completamente sconosciuti. E allora ecco Francesco con la Trumpe qui sotto... tutto sommato un compagno di viaggio inaspettatamente non sgradevole, anche in virtù delle incredibili velocità di crociera che riesce a tenere aggrappato a quel trespolo. Tanto di cappello per la resistenza fisica...
Il problema si è creato col bresciano. Il bresciano si è presentato bene bene con un'ora di ritardo all'autogrill dove noialtri nel frattempo ci surgelavamo; ha avuto tutti i problemi del mondo, ok... diamogli una possibilità. Perde altro tempo per far benzina a quel merdoso Multistrada 1200 da 40000 neuri perché non gli si apre il tappo comandato dal trasponder e allora deve ogni volta svitare e riavvitare tutta la corona di supporto. Ok, capita. Ripartiamo e il simpaticone si piazza sui 160 e nel giro di cinque chilometri perde noi tutti che lo avevamo aspettato fino a un attimo prima. Lo rivedremo al Brennero: bel modo di presentarsi, ma il bello doveva ancora arrivare.
A Innsbruck lui "che conosce la strada" ci fa uscire dall'autostrada e iniziamo un assurdo trasferimento su statale che a suo dire ci fa tagliare ottanta chilometri che poi sono trenta reali controllati su google maps, ma cerco di sopportare. Fin quando rischio di stendermi su una cazzo di chiazza di neve mista a sale che vedo troppo tardi proprio sulla mia traiettoria. Chiazza di neve che non avrei mai e poi mai trovato sull'autobahn, dove avrei potuto viaggiare tranquillo a 160 fissi senza il minimo rischio. Da quel momento ho deciso che le possibilità del bresciano erano terminate: mi stava già sul cazzo e ancora praticamente non ci avevo scambiato parola. Non sapevo ancora che fino a quel momento non mi ero perso nulla... Dopo esser rientrati in autostrada (non prima di sbagliare strada nonostante il genio avesse il navigatore...) arriviamo in zona a buio inoltrato, con trenta chilometri da fare su una strada non perfettamente pulita e con fari e visiere dei caschi coperti di sale. Una gioia, culminata con una salitella semiinnevata di un paio di chilometri prima di arrivare all'albergo, anche questo scelto dal bresciano. Posto vecchiotto, male illuminato e soprattutto fortemente puzzolente di rinchiuso... e la mente è andata di corsa al quattro stelle con piscina e sauna, da solo 25€ in più, che avevo disdetto la sera prima. La cena va avanti fra una birra e una minchiata del bresciano (non avevo mai notato in tre visite che la partenza del giro del Nurburgring fosse in mezzo al paese di Nurburg, e non sapevo che il Ducati Supermono pesasse 80 chili completo: meno male che mi ha spiegato cosa fosse il Supermono... sant'uomo), e la mattina finalmente è ora di andare al raduno. A colazione annuncio che non avrei rifatto quella cazzo di strada statale nemmeno se mi avessero pagato, e che me ne sarei andato a Monaco in serata. Cigolla era possibilista, ma poi si è lasciato convincere: in fondo credo che nessuno mi abbia preso sul serio.
Arrivati alla "buca", abbiamo potuto vedere un po' di follie tipiche dell'Elefantentreffen che una volta nella vita vanno viste: una piccola selezione la trovate nelle foto qui sotto, ma il sunto è che di gente ce n'era poca e l'idea che rimane è "che ci sono venuto a fare?". Semplice: dopo eserci stato uno può dire che l'Elefante è una cosa che una volta nella vita vale la pena di essere vista, ma alla fine andare giù fino al fondo della buca (pagando la modica iscrizione di 25€ per l'ingresso, un volantino e un adesivo...) non è proprio necessario, e allora prende forma il vero senso di fare questa cosa, almeno per me.
E' un viaggio. Breve come durata ma intenso come sensazioni, diverso da ogni altro che uno possa aver fatto prima... e non vale la pena di farselo rovinare da una compagnia sbagliata. Ecco come mai sul fondo della buca (dove sono arrivato ben prima degli altri tre che si fermavano ogni quattro metri) ho annunciato che me ne andavo... e il mio Elefante in un certo senso è cominciato in quel momento. Sono tornato su in cima di buon passo, e quando sono salito in sella ho provato una sensazione di libertà che poche altre volte mi era capitata in vita mia; è stato come mandare finalmente a fanculo una fidanzata che non sopporti più... mi ha dato la stessa sensazione. Mi è dispiaciuto lasciare la compagnia di Cigolla, e l'errore è stato anche e soprattutto mio di non mettere fin da subito in chiaro che per me scegliere un compagno di viaggio non è questione di caso e quindi non mi stavano bene aggiunte o cambiamenti al programma... ma ormai era andata. Ho lasciato Solla senza rimpianti e ho raggiunto Monaco, dove ho trovato da dormire e ho cenato al birrificio Augustiner con la spalla di maiale debitamente fotografata sotto: una delle cose più buone e meno sane mai mangiate in vita mia.
Stamattina alle sette e un quarto ero in sella. Appena fuori Monaco la temperatura si è portata sui -6/-7°, e da lì non è più salita fino a Bolzano, con una punta minima di -12,5° sul Brennero. Se me lo avessero detto prima non ci avrei creduto, ma viaggiare a queste temperature ha il suo perché. Basta essere ben equipaggiati e avere una moto protettiva, ma con queste premesse il disagio viene davvero portato al minimo. La sola parte del corpo che davvero mi ha fatto soffrire il freddo sono state le parti interne dei talloni, ma per il resto niente di insopportabile... e comunque è bastata una sosta in autogrill a Trento per riprendermi. Alla fine forse forse è meno disagevole questo freddo del caldo da 30° umidi dell'estate, tanto che in 680 chilometri mi sono fermato due volte sole. Prima sosta da quaranta minuti, seconda giusto il tempo di mettere benzina e ripartire; sono arrivato a casa in sette ore e un quarto.
Ultimo accenno alla moto. Il 1300 forse è un po' meno ignorante del vecchio 1200, forse nel guidato diverte un po'meno per quel motore meno cattivo e quella ciclistica un po' meno sostenuta... ma in viaggio è la moto totale. Comfort da dieci e lode (venerdi sera io ero fresco come una rosa, gli altri tre erano carne da macello, in particolare Cigolla con il Multi 1100), protettività dal freddo fantastica, velocità di crociera possibili in autobahn tra l'esagerato e lo spaventoso. La Quattrostagioni mi avrebbe tritato, invece mi sembra di aver viaggiato sul Pendolino... anzi... su ItaloTreno...