Elena Lake di anni 25,
studentessa presso l’Università degli Studi di
Padova in Scienze Politiche con
indirizzo in Politica internazionale e Diplomazia e responsabile Partnership
Italia di un’azienda internazionale che si occupa di campagne ambientali, è
stata la prima eletta per il Consiglio di Circoscrizione della Prima
Circoscrizione di
Verona.
Elena è nata e cresciuta a Verona
ed afferma nel suo blog “Sono metà americana, metà italiana, e ho avuto la fortuna
di poter vivere un anno in California dai miei parenti, un anno in Germania
grazie alla borsa Erasmus, nove mesi a Parigi dopo la laurea triennale in
Scienze Politiche e sei mesi a Bruxelles, per uno stage nell’ufficio
dell’eurodeputato Paolo De Castro, che è anche Presidente della Commissione
Agricoltura e Sviluppo Rurale in Parlamento Europeo, e grazie al quale mi sono
avvicinata all’attività politica. Grazie a queste esperienze, ho potuto capire
come funziona la politica “giusta”.
Ho pensato di intervistare Elena perché
è una giovane donna che entra in politica per rappresentare una visione di
cambiamento in una città provinciale molto legata agli equilibri esistenti.
Quali sono le motivazioni che l’hanno indotta a candidarsi nel PD di
Verona in un momento caratterizzato dall’antipolitica?
L’idea di impegnarmi in politica
mi seduceva da parecchio tempo, dal momento che penso di essere portata a
lavorare sulle questioni pubbliche piuttosto che sui problemi privati e più
ispirata a cercare di migliorare le condizioni di vita della società nel suo
complesso piuttosto che quelle dei singoli settori. Sicuramente il momento
storico ha dato una spinta determinante a me come a tanti miei coetanei in
direzione di questa scelta. Questo momento è sembrato sicuramente il più
favorevole per un giovane che vuole cominciare ad occuparsi di politica, dal
momento che si percepisce un forte bisogno di idee nuove, di volti nuovi, di
nuovi modi di comunicare, anche nella politica locale.
La scelta del PD è stata per me la
scelta più ovvia dal momento che ne condivido i valori che stanno alla base del
Partito Democratico: l’etica, il pluralismo, la dialettica. Mi piace
la voglia che i militanti dimostrano, nonostante alcune scelte non
condivisibili dei vertici, di migliorarsi sempre, di fare autocritica, con un
occhio che guarda al suo interno e un altro che crede veramente nelle
possibilità e nelle risorse del nostro Paese.
Qual’è la politica “giusta” che lei intende perseguire?
Il mio modello in questo senso è
sicuramente l’eurodeputato Paolo De Castro, presso cui ho fatto lo stage in
Parlamento Europeo, un grande esperto di politiche agricole e comunitarie, un
europeista ed un politico onesto, attento e lungimirante. Sicuramente il mio
modello di politica “giusta” è una politica imparziale, dove tutti i segmenti
della società riescono ad esercitare lo stesso grado di influenza sulla persona
che deve prendere le decisioni. Una politica in cui questa persona prende le
decisioni e le prenda nel rispetto delle opinioni di tutti e nell’interesse
generale. Inoltre apprezzo la politica efficace ed effettiva, nella quale i
toni siano smorzati e si privilegi la cooperazione, la razionalità e la
realizzazione dei progetti alla retorica, all’ideologia e alla demagogia.
Quali sono i problemi più urgenti da affrontare nella prima
circoscrizione?
Nella Prima Circoscrizione i
problemi più gravi sono legati al traffico: la zona ZTL dovrebbe, a mio
parere, permettere l’ingresso esclusivamente ai residenti e ai commercianti,
per privilegiare la vivibilità del Centro Storico. La viabilità di Veronetta
deve essere rivista: non è possibile che una zona così ricca dal punto di vista
storico-architettonico sia così aperta al traffico ed inquinata. Si deve
incentivare l’uso della bicicletta rispetto all’auto. Inoltre è importante
cercare di collegare con il centro storico e rendere più attraenti ed
accessibili le zone di Veronetta e di San Zeno per i turisti: a Verona c’è
molto da vedere e bisogna creare le possibilità per questi quartieri per potersi
esprimere.
La campagna elettorale rimane un evento ricco di esperienze umane. Può
raccontare le interazioni, le attese e le emozioni nel rapporto gli
elettori?
La campagna elettorale è stato un
momento molto intenso, dove ho concentrato tutti gli sforzi per riuscire a
raggiungere più cittadini possibile. E’ stata particolarmente interessante
perché ho lavorato in un gruppo di giovani candidati nelle circoscrizioni. Ognuno
di noi aveva la possibilità di apportare nuove idee e la condivisione di progetti
aumentava le nostre possibilità di successo. La campagna elettorale è stata
quindi molto divertente e piacevole: siamo diventati un po’ una famiglia, dal
momento che per un mese e mezzo ci vedevamo quasi tutti i giorni per riunioni e
feste ed altre iniziative.
La mia campagna elettorale è
stata un misto di tradizione ed innovazione. Come fanno sempre i candidati, sono
passata a visitare molte famiglie che conosco: ho espresso il mio punto di
vista sull’amministrazione Tosi, sul candidato sindaco del Partito Democratico,
i valori che stavano alla base della mia candidatura e i progetti che avevo in
programma. Ho deciso di sostenere la mia candidatura sul web, con un blog ed un
profilo twitter con il quale sono riuscita ad avere una newsletter di elettori
che tuttora, grazie al web, restano sempre aggiornati sulle mie attività.
Questa “strategia” si è rivelata vincente e mi ha permesso di diventare
Consigliere di Circoscrizione.
Abbiamo esempi di città come Seattle, Austin, Barcellona, Bilbao, Glasgow, Edimburgo,
Denver, Pittsburgh, Lille, Toronto e Berlino hanno adottato strategie e
politiche di sviluppo con successo. Al contrario Verona è considerata ancora
una città provinciale nonostante l’offerta culturale. Quali sono le cause del
mancato sviluppo di Verona?
Per emanciparsi da una visione di
Verona come città statica e provinciale bisogna puntare al massimo, partendo
dalle capacità di attrazione di Verona e provincia e dalla sua posizione
centrale nel Nord Italia. Fino ad oggi, Verona non è ancora per tutti i gusti.
La differenza principale tra le città più europee, internazionali ed
all’avanguardia è, a mio parere, nella diversificazione e nell’offerta di
attività per il tempo libero: a Verona si cerca ancora di attirare un certo
target di turisti, i giovani si trasferiscono o invecchiano precocemente.
L’evoluzione di una città passa anche dalla sua apertura alle esperienze
multi-culturali come i ristoranti etnici e per la cucina internazionale;
avremmo bisogno di locali che organizzino serate di ogni tipo, concerti di
musica alternativa, spettacoli, incontri letterari, atelier, mostre, eventi che
richiamano artisti di strada o ancora poco conosciuti, festival con musica di vario
genere che attiri le nuove generazioni e riesca a svecchiare un po’ e a rendere
la nostra città sempre più attraente per italiani e stranieri e prolifica dal
punto di vista culturale. La Verona che vorrei è un mix di tradizione ed
avanguardia: le premesse ci sono, ma ci vorrà ancora un po’ di tempo.
Quali sono le specificità di una giovane donna da mettere al servizio della
politica e di Verona?
Sicuramente essendo ancora
piuttosto giovane riesco ad interessarmi in modo particolare e ad impegnarmi
con determinazione per lo sviluppo delle politiche giovanili, per l’aumento
della domanda di lavoro e per la diversificazione degli eventi culturali. Come
donna riesco probabilmente a capire meglio, essendo personalmente coinvolta, le
problematiche di quel 50 % della popolazione che ancora oggi ha difficoltà a
far comprendere il concetto di pari opportunità. La questione è sempre la
stessa: la difficoltà a conciliare gli impegni lavorativi e familiari, e la
tendenza di noi donne, quando siamo poste di fronte a questo dilemma, è quella
di optare per la famiglia oppure arrancare facendosi aiutare dai parenti. Ci
vuole molta organizzazione da parte nostra, comprensione da parte anche
dell’aziende, e tutto questo potrebbe essere favorito, naturalmente, da
politiche comunali che facciano coincidere gli orari degli asili e delle scuole
con quelli di lavoro.
Considerato il contesto economico e sociale, come immagina il suo
futuro e quali sono i desideri che intende realizzare?
Certamente in questo periodo di
crisi i dubbi sul mio futuro sono tanti. La disoccupazione giovanile o lo
sfruttamento degli stage sottopagati impedisce a me ed ai miei coetanei di fare
programmi a lungo termine. Ci vorranno almeno dieci anni per poter uscire da
questa crisi, che ha “fregato” un’ intera generazione e i cui responsabili sono
rimasti impuniti.
Ma cerco di essere ottimista; credo
nell’Italia e nelle sue possibilità di ripresa. Mi piacerebbe, una volta finiti
gli studi, cominciare un dottorato di ricerca sempre sulle questioni di
politica internazionale. Voglio continuare ad impegnarmi in politica, credo che
sia la strada giusta, e spero di poter continuare a lavorare nel settore
dell’ecologia. E magari un giorno sposarmi, avere dei figli e vivere, spero, a
Verona.