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Elenchi e poeti

Da Narcyso

Elenchi e poetiStefano Guglielmin, nel suo blog, propone un gioco "serio", e cioè quali siano i poeti viventi più significativi della poesia italiana.
È una domanda che a me sembra impraticabile per varie ragioni.
La prima deriva dalla qualità dell'humus entro cui i prodotti culturali, compresa la poesia, si trovano ad agire. Abitiamo da tempo un postmodernismo ormai documentato, e cioè una situazione sociale, più che culturale, che autorizza tutti gli stili, tutte le arti, tutte le forme di comunicazione. Non possiamo più dire che cosa sia arte e che cosa non lo sia, basta visitare una qualsiasi biennale. Possiamo affermarlo, certo, ma il nostro dire sarà condannato dai "valori" del nostro tempo come affermazione relativa. Possiamo, piuttosto, praticare la biblioteca e l'archiviazione quasi immediata.
Ne consegue, come seconda ragione, la massima autorizzazione della "tirannia del lettore", del resto funzionale alla creazione delle infinite microfratture del sistema: ognuno è perfettamente autorizzato a creare le sue liste, ogni comunità i suoi punti di riferimento.
Ne consegue che ogni diatriba è solo un pretesto e il tono della polemica è completamente censurato in quanto non se ne riconosce più l'utilità.
È una situazione che si è pienamente avverata anche attraverso l'affermarsi della rete, il pullulare di gruppi e di microcomunità che sembrano oscillare fra due opposti: da una parte la dichiarazione di un'apertura, di un'attenzione verso le espressioni artistiche scevra da narcisismi, in nome di un umanesimo rinnovato; dall'altra un'autoprotezione settaria basata su idee forti, spesso residui di un novecento tutto da risistemare.
Stilare elenchi dunque, è un'operazione non più in grado di rappresentare la qualità ma semplicemente di innestarsi nella già avviata deflagrazione di ogni possibile idea di koinè.
Bisogna, a mio avviso, accettare l'idea di una frammentazione già in atto, entro cui sistemare i coriandoli delle scritture, le estetiche e le categorizzazioni interne. Nessuna esperienza, oggi, premi letterari, partecipazione a eventi, riviste, recensioni, case editrici, fornisce patenti per salire di gradino. Se fino alla metà degli anni ottanta è stato ancora possibile immaginare nomi di poeti che si staccavano dalla massa, e per motivi non sempre dipendenti dalla qualità delle scritture, oggi le cose sono cambiate. Bisognerà abitare un contesto di estrema degradazione umana, attinente il rischio di un fallimento culturale totale per riuscire a cogliere, nella distanza, la differenza tra le esperienze e scegliere che cosa di essenziale i poeti ci hanno tramandato.
Diciamolo fino in fondo: non esiste altro modo di diffondere la poesia senza che questa abbia varcato la soglia dell'amico più prossimo, del lettore desideroso di comprendere. Ognuno trova i propri poeti e ne perde altri. Occuparsi dell'opera altrui non può che venire da un desiderio di intimità, di specchiamento per somiglianza o per burrascosa alterità. Anche Harold Bloom ha abiurato il suo famoso elenco, estortogli da un editore che evidentemente era interessato a vendere qualche copia in più del libro, come ha affermato egli stesso in una recente intervista. Non credo proprio che i nostri elenchi potranno contribuire a dare più visibilità ai libri di poesia o imporli per la storia di una futura letteratura. Servono a noi, sempre che il nostro giudizio non venga condizionato da valutazioni che niente hanno a che fare con la necessità.

Sebastiano Aglieco

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