Ventimila antenne in arrivo nelle città. Blitz del governo nel decreto “sviluppo” (sic) dello scorso ottobre. Ora la popolazione sarà esposta ad emissioni di gran lunga superiori nelle ore diurne. La denuncia in due documenti firmati da A.R.P.A. ed I.S.P.R.A.
In Italia, tra qualche mese, si potrà navigare sempre più veloce con i cellulari, ma potrebbe essere più facile ammalarsi di cancro. A denunciarlo sono i presidenti di tutte le A.R.P.A. (Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente) e l'I.S.P.R.A. (l'Istituto superiore per la ricerca ambientale) con due documenti durissimi recapitati nei giorni scorsi al governo Berlusconi. Nel decreto "sviluppo" dell'ottobre scorso, l'esecutivo ha modificato la legge sull'elettromagnetismo, arrivando ad innalzare fino al 70 per cento gli attuali limiti per gli impianti di telefonia mobile.
Con la nuova normativa, i valori di attenzione (in Italia il limite è di 6 volt per metro) sono da considerare soltanto all'interno degli edifici. "In questa maniera - spiega Giorgio Assennato, presidente dell'AssA.R.P.A., l'associazione delle A.R.P.A. italiane - se ne esclude l'applicabilità su tutte le aree di pertinenza esterne delle abitazioni, come i balconi, terrazzi, giardini e cortili". Questo può comportare un'invasione di antenne, tanto che gli esperti ritengono che, nel giro di due anni, verranno montati dai 15mila ai 20mila nuovi impianti.
La nuova norma cambia anche gli obiettivi di qualità: verrà valutata una media statistica giornaliera, mentre ieri si prendevano a campione i sei minuti a massima potenza. "Poiché di notte la potenza è notevolmente ridotta - dice Assennato - la nuova disposizione permette che la popolazione nelle ore diurne possa essere esposta a valori di campo di gran lunga superiori a quelli dell'attuale normativa". Secondo una simulazione compiuta dalle stesse A.R.P.A., i valori saranno aumentati del 30 per cento per gli impianti radiotelevisivi e del 70 per gli impianti di telefonia mobile.
Ma perché questa variazione? I tecnici hanno fatto notare come in Italia esistono i limiti più rigidi d'Europa (6 volt per metro concessi contro una media europea di 40). All'orizzonte c'è soprattutto la necessità da parte delle compagnie telefoniche di adeguarsi alla tecnologia 4G, con l'installazione delle nuove antenne L.T.E. (Long term evolution). TIM, Vodafone e Wind hanno già investito 1,5 miliardi a testa sul nuovo network e, secondo alcuni, con la vecchia legislazione avrebbero avuto troppi problemi. "Ci troviamo, però, di fronte ad una svendita della salute agli operatori di telefonia mobile", denunciano le associazioni ambientaliste.
Non sono i soli. Ad esprimere un parere fortemente contrario al provvedimento, prima della sua approvazione, è stata anche l'I.S.P.R.A. che, con una nota a firma dell'ingegner Salvatore Curcuruto, parla di "un deciso passo indietro rispetto a quanto stabilito dalla vecchia legge che contribuirebbe ad alimentare il clima di sfiducia dei cittadini nei riguardi delle istituzioni. Il decreto rischierebbe, infatti, di riportare il paese indietro di dieci anni, in una situazione di conflitti sociali che allo stato attuale delle cose sembrava ampiamente superata grazie all'attività di controllo, informazione al cittadino e trasparenza dell'azione amministrativa".
L'I.S.P.R.A. fa riferimento anche al rischio cancro. "Lo I.A.R.C. (International agency for research on cancer) - scrive l'istituto al governo - ha reso noto di aver classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza come 'possibilmente cancerogeni per l'uomo'".
Ma soprattutto lo stesso istituto ritiene che non ci fosse bisogno di cambiare la legge per adeguarsi alle nuove tecnologie. "La motivazione alla base della proposta di modifica delle norme vigenti - precisano i tecnici - e cioè la necessità di agevolare la realizzazione dei sistemi di quarta generazione (L.T.E.) non ha fondamento, perché, allo stato attuale, in Italia le situazioni che potrebbero presentare eventuali criticità di installazione sono numericamente estremamente contenute e non esprimono il reale obiettivo dei gestori". Forse.
Fonte: Repubblica.it
Attacco all'informazione CLICCA QUI