Diventare il miglior allenatore di sempre nel Mondo non è cosa semplice. Oltre a saper allenare a livello tecnico bisogna essere in grado di gestire alla perfezione tutto quello che gira attorno al campo: gli ego smisurati dei giocatori, i media, le intromissioni dei dirigenti; bisogna saper controllare le emozioni sia in caso di vittoria sia in caso di sconfitta pensando spesso all’anno successivo appena dopo aver ottenuto un successo importante. Insomma, per Phil Jackson, diventare Phil Jackson, non è stato per niente facile, come spiega nel suo nuovo libro: Eleven rings. L’anima del successo
Coach Zen è da sempre un uomo enigmatico e controverso capace di far parlare di se non solo per le sue giocate in campo (prima da giocatore e poi da allenatore) ma anche per le dichiarazioni sui suoi giocatori, gli sfottò agli avversari e i battibecchi mediatici con gli altri coach. Il suo essere diverso, e probabilmente unico, l’ha reso l’allenatore più conosciuto e chiacchierato al Mondo, ma per arrivare a essere questo e a vincere undici titoli NBA da capo allenatore ha dovuto passare tante fasi di una vita complessa. Nel suo libro “Eleven Rings – L’anima del Successo” scritto insieme a Hugh Delehanty (con cui aveva già collaborato per Basket & zen. Sacred hoops
) ed edito da Libreria dello Sport, racconta nel dettaglio le stagioni della sua carriera da giocatore e head coach, con dettagli sui rapporti con i giocatori e retroscena come sempre molto interessanti.Nato e cresciuto nel North Dakota in una famiglia di predicatori, Jackson ha rifiutato questo tipo di vita cercando altro e sperimentando tantissime cose diverse, per cercare di esplorare all’interno della propria psiche. Questo modo di intendere la vita l’ha riportato anche da allenatore nelle sue squadre, cercando di pungolare i giocatori, magari anche sfidandoli, ma senza mai scontrarsi con i loro ego. Lavorare e vincere con Michael Jordan tutti credono sia stato facile, d’altronde quando hai il miglior giocatore al mondo in squadra come fai a non vincere? Ma è un dato di fatto che fino all’arrivo di coach Zen sulla panchina dei Chicago Bulls, MJ non aveva vinto nulla. La sua capacità di inserire la figura di Jordan in un contesto di squadra (che nel libro lui spesso paragona ad una tribù dei nativi americani, con diversi passaggi per diventare una vera e propria tribù unita) è stata la molla che ha portato a ben 6 titoli NBA con i tori, anche dopo il ritorno di Jordan dal primo ritiro, quando tutto sembrava difficile e anche con parecchi contrasti con la dirigenza.
E ancora l’arrivo ai Los Angeles Lakers dove due maschi alfa come Shaquille O’Neal e Kobe Bryant hanno avuto un rapporto di amore/odio per tutta la loro avventura insieme, e dove la figura di Jackson ha permesso a Kobe di maturare (come da lui stesso ammesso) un leader vero e non più il ragazzino arrogante entrato nella NBA.
Nel suo libro Jackson spiega il processo che ha seguito per sviluppare un nuovo approccio alla leadership, basata sulla libertà, l’autenticità, e il lavoro di squadra altruista e che ha cercato di portare anche nella mentalità di Jordan prima e Bryant ai Lakers poi. Il tutto sfruttando la sua esperienza da giocatore ai New York Knicks campioni negli anni ’70.
Portare a casa l’obiettivo finale di una stagione per ben undici volte passando in mezzo ad una quantità incredibile di ostacoli è cosa per pochi, anzi, per uno solo.
Eleven rings è un libro pieno di rivelazioni su personalità affascinanti ma soprattutto con consigli su come creare un’unità di squadra sfruttando la motivazione per tirare fuori il meglio da ognuno e da chi ci sta intorno.
Un libro assolutamente da leggere per tutti gli appassionati di sport, non solo di basket.