Anche se la Croazia “ha votato per il cambiamento”, come titola oggi il quotidiano Jutarnij List, molti osservatori sono concordi che quello di ieri può essere considerato più un voto contro il centro-destra che a favore del centro-sinistra. E forse proprio perché consapevole di questa situazione il quarantacinquenne leader del Sdp e futuro premier, Zoran Milanovic, nel discorso della vittoria ha parlato di una “grande sfida”, di un lavoro che “è solo all'inizio” e ha voluto tendere la mano a quelli che ha definito “avversari” politici e non “nemici”. In effetti il nuovo governo deve affrontare in fretta i gravi problemi legati alla crisi economica che il Paese sta fronteggiando, con una disoccupazione che colpisce il 17% della popolazione attiva e una recessione che nell'ultimo biennio ha raggiunto il 7,2%, anche se quest'anno il Pil dovrebbe registrare una piccola ripresa dello 0,5%.
In tale quadro, Zagabria, si appresta a siglare venerdì prossimo il Trattato di adesione all'Ue, dopo la conclusione dei negoziati e il via libera delle istituzioni europee (ultimo in ordine di tempo il Parlamento europeo, qualche giorno fa). A meno di rovesci politici imprevisti sarà dunque il socialdemocratico Milanovic ad avere l'onore di portare la Croazia a tagliare il nastro dell'adesione all'Ue fissata per luglio 2013. Sarà forse per questo che la sconfitta Kosor non si è congratulata con il vincitore?
Se in Croazia l'esito del voto ha confermato analisi, previsioni e sondaggi della vigilia, la sorpresa arriva dalla Slovenia. I dati ufficiali delle elezioni anticipate svoltesi ieri in coincidenza con quelle croate, hanno infatti confermato quanto era sorprendentemente emerso dagli exit poll: Slovenia Positiva, il partito di centro-sinistra del popolarissimo (e assai ricco) Zoran Jankovic, creato appena due mesi fa in vista del voto, ha battuto, seppure di poco, il Partito democratico sloveno (Sds, di centro-destra) dell'ex premier Janez Jansa. Al terzo posto i socialdemocratici (Sd) del premier uscente, Borut Pahor che riportano, come previsto, una sconfitta che però è diventata una vera e propria disfatta precipitando dal 30,45% registrato appena tre anni fa al 10,48% di oggi.