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Elezioni del 28 ottobre: concorrenti allo sbaraglio

Creato il 12 ottobre 2012 da Casarrubea
Vecchio siciliano, da una fotografia di Mazzaq-Mario Mazzacurati, Flickr

Vecchio siciliano, da una fotografia di Mazzaq-Mario Mazzacurati, Flickr

La campagna elettorale in Sicilia volge, ormai, verso la fine, e come c’era da immaginarsi, non poteva che svolgersi senza programmi e senza futuro. Nè è emerso qualcuno in grado, per la sua autorevolezza e per il suo prestigio, di lasciare sperare in una realtà diversa.

Nonostante il suo tono minore, però, sarebbe un errore grave sottovalutare l’importanza della competizione che, come tutte le altre elezioni regionali, ha sempre toccato la punta più alta dello scatenamento clientelare per la conquista di Palazzo dei Normanni, centro di potere e di sperimentazioni politiche di natura alchemica.

Cosa si sperimenta questa volta? In provetta c’è la sortita che può avere l’incrocio del Pd con l’Udc di Casini, per la fondazione nazionale di una nuova aggregazione di moderati.

Solo nella provincia di Palermo sono oltre trecento i candidati alle poltrone, ma non sempre giovani e forti come quelli delle Termopili. Facciamo a tutti loro tanti auguri di restare, dopo il fittizio combattimento, vivi e vegeti, più produttivi di prima.

Nel partinicese c’è una lunga tradizione di scuola politica clientelare e una secolare rassegnazione sullo sviluppo possibile del suo territorio. Cominciò per tutti, a fine Ottocento il padre di Andrea Finocchiaro Aprile, proseguì poi Vittorio Emanuele Orlando che qui era di casa e con il 99% dei voti degli elettori riuscì ad essere anche capo del governo nazionale. La scuola fu proseguita da “U zu Cicciu Vasa Vasa” e dalla buonanima del senatore Cataldo dopo il quale ci fu il senatore Avellone, noto per i suoi buoni uffici per andare incontro ai desiderata di Tizio, di Caio e di Sempronio, e chissà di quanti altri. Buonanima, comunque, il senatore che al suo funerale si portò dietro tutta Partinico.

Ora ci sono i discendenti di questa antica razza di uomini generosi. Avellone ha il figlio o nipote che sia Ruggero che si candida nel partito di Lombardo, e molti altri suoi concorrenti hanno ascendenze illustri.

Non hanno, però, il potere dei loro padri, che muovevano il mondo con un comando. Dove hanno attinto questa passione? La risposta è facile: dalla loro cultura casalinga e dalla storia del territorio, anche se la conoscenza di questa ‘disciplina’, la politica, è per loro assai carente, a giudicare dagli slogan che leggiamo in giro. E poi, dati i tempi di decadenza spirituale e di valori, chi ci crede più alla politica? Ma loro, i trecento che concorrono ai  venti scranni dell’Ars che spettano alla provincia di Palermo, ci credono. Eccome. Non per la polis, ma per l’idea che hanno di questa e per la stima in cui tengono la loro presenza in un luogo del potere: il più antico parlamento d’Europa.

Dalle nostre parti fece dunque scuola quel grande maestro che fu Vittorio Emanuele Orlando, presidente del consiglio e ministro prima della grande guerra, uomo di polso e di penna fino alla data della sua morte, avvenuta nel 1952. Quando a oltre novant’anni suonati fece l’ultima sua battaglia parlamentare contro la legge maggioritaria. Era tanto rispettato che era votato da tutti, anche da quelli ai quali il crimine aveva tolto i diritti civili. Grazie a un’ amnistia da lui fatta avere, appunto, ai nostri criminali.

 Al paragone di così elevata autorità i nostri aspiranti, pare che siano solo piccola cosa, come le matricole, al secondo o terzo ingresso nelle aule accademiche. C’è chi le frequenta da molto più tempo, ma non pare che l’esperienza  gli abbia dato la competenza necessaria a fare un passo avanti. Sono stati come impantanati, e non si sa perché vogliono continuare ad esserlo.

Dunque, per orientarsi nella giungla elettorale, il popolo, che non sceglie mai ma subisce sempre, sa che ci sono una infinità di liste.

Per Fava presidente ci sono un sacco di persone e il titolare che per il tiro mancino di uno del Pd, non è più Fava, è stato rimpiazzato da Giovanna Marano, nella lista “Sinistra Libera Sicilia” . E va bene. Che ci possiamo fare? Possiamo solo dire: - che Dio ce la mandi buona.

Segue il Movimento Cinque stelle: pare che a Partinico sia sconosciuto. Beppe Grillo, che ha fatto la traversata a nuoto dello stretto, non è un concorrente. Se lo fosse saprebbe che il problema della Sicilia non è arrivarci a nuoto dal punto più vicino della Calabria, ma viverci e passarci le giornate portando un risultato o un pezzo di pane a casa. Nella sua turné, se abbiamo sentito bene, ha toccato le isole Eolie, ha fatto una puntata a Messina e a Barcellona Pozzo di Gotto e poi, sempre che abbiamo capito bene, dovrebbe andare ad Alcamo. Continuerà così resistendo e urlando. Versione popolare del salottiero Berlusconi. Di concorrenti del territorio mi pare non ci sia nessuno. E, del resto, si tratta di un movimento pressappoco sconosciuto nella terra in cui Vittorio Emanuele Orlando ha fondato l’impero delle clientele elettorali.

Nell’UdC, il partito di Casini, quello che parla sempre con le labbra chiuse e strette a forma di “O”, per non dire altro, abbiamo due candidati scudocrociati, Agostino Genova, alias Nuccio, e il dottore Vincenzo Briganò, specialista non si sa in che cosa, visto che passa moltissimo tempo nella politica, e gli dovrebbe riuscire difficile aggiornarsi professionalmente.

C’è un altro, che grida. Dice che vuole fare la rivoluzione siciliana, e anche se mai e poi mai nessuno nei secoli c’è riuscito, lui tenta lo stesso. Un vero Don Chisciotte. Si chiama Cateno De Luca. Ma in questa lista del nostro territorio non s’intravede nessuno, a meno che non ce ne siamo accorti.

C’è poi la truppa degli Italiani liberi e forti, e onestamente non sappiamo chi sono.

Più noti sono i Forconi. Ne conosciamo solo uno che si fa riprendere sempre con un berrettino in testa anche se non c’è il sole. Ma confesso che per mia deficienza non ho capito cosa realmente vuole. Ripristinare le onze e i tarì? Ma anche in questo caso non intravediamo forconi territoriali, a meno che non ci siano sfuggiti nella folla dei candidati.

Nell’Italia dei valori, tranne alcune facce che conosciamo più o meno virtualmente e che appartengono a un territorio limitrofo a quello di Partinico, non vedo molta speranza di futuro.

Finalmente ci sono le solite facce del Pdl: quella del monrealese Salvino Caputo che per quanto vecchio di politica sembra sempre uscito da poco da una scuderia medievale con la spada sguainata, anche lui, per combattere contro i mulini a vento. E già un mulino a vento è lui stesso viste le vicissitudini giudiziarie che lo hanno in questi giorni colpito.

Nella congregazione dei combattenti per la poltrona al Palazzo ci sono anche i partinicesi Vincenzo Di Trapani e Salvatore Governanti, figli d’arte da antica data. Perché a Partinico le carriere politiche si lasciano in eredità, come i beni immobili.

Per Crocetta presidente Partinico e zone viciniori hanno solo candidati di centro-destra.  Rientrano nei giochi della spartizione, ed è Palermo che fa la parte da leone.

Ci sono anche i candidati del nuovo partito repubblicano Pensiero ed azione, dell’Mpa riformato, Le Ali della Sicilia, e forse altre liste di difficile reperimento. Tutti come se vivessero in un altro mondo. Con le ali e la testa nell’aria. Ogni tanto sentiamo dei rumori e sono loro che battano dei colpi passandoci vicini alle orecchie.

In definitiva. I candidati a presidenti si portano dietro nel nostro territorio , il nipote di Totò Governanti, alias ‘U zu Totò’ (Musumeci) che da buon democristiano alla provincia, non disse mai nulla, ma fece sempre molto, visto che quando passeggiava la domenica per il cassaro la gente si metteva in processione per farlo contento. Lo segue Di Trapani, figlio del già sindaco democristiano Giuseppe, anche lui grande esperto di amministrazione e politica.

Il Briganò, reduce di Alleanza nazionale e non si sa di quanti altri partiti, è invece candidato – incredibile a dirsi – nelle liste di Crocetta. Non lo menziona mai e siamo sicuri che pensa solo a se stesso. In ultimo c’è il Genova di cui abbiamo fatto cenno. La sua faccia è un programma. Ride come se qualcuno gli facesse un solletico sotto le ascelle. O da qualche altra parte.

E i programmi dei candidati? Non se ne sente per nulla parlare. Musumeci ha quattro liste che lo sorreggono e lo slogan: “Mi fido di voi. Nello Musumeci. Una storia condivisa”. Questo signore non ha per niente una storia condivisa (con chi?). E se si fida degli altri – come dice – pare difficile che gli altri  ripongano la stessa fiducia in lui. Perché dovrebbero ricambiare?

Crocetta che si porta dietro i voti di qualche vecchio democristiano e di ciò che resta del Pd dopo la rottura con la sinistra, diventando un partito invertebrato, voluto da Bersani e Cracolici. Giustamente dice Leoluca Orlando: “Il Pd non aveva interesse a candidare Crocetta. Per loro uno valeva l’altro. Per loro era importante allearsi con l’Udc. Adesso c’è il rischio che questo inciucio voluto da Bersani in Sicilia fallisca clamorosamente poiché l’accordo tra Pd e Udc è fuori dal tempo e innaturale e Bersani per tre anni non è stato altro che ostaggio degli inciuci dei siciliani. In questo modo il Pd ha segnato la fine del Polo unitario del centrosinistra in Sicilia. Ora si ‘annachi’ pure gli eredi di Cuffaro e Lombardo”.

La lista di cui si sente parlare meno e di cui si stenta a cogliere persino il simbolo per il voto è quella di Giavanna Marano, subentrata alla candidatura di Claudio Fava. Dirigente della Fiom e rappresentante di chi lavora e soffre i problemi della crisi. E’ a capo dell’unica lista alternativa a quelle tradizionali. Speriamo che Dio l’assista, visto che gli uomini non hanno saputo combinare niente di meglio. Ma di questa lista, tranne qualche vecchio conoscente, non si hanno migliori notizie.

Detto questo i miei concittadini adesso ne sanno quanto prima perché l’unica cosa che hanno capito è che per Di Trapani “Sarà bellissima”. Non si sa che cosa. Forse la sorpresa del risultato. Ma questo lo sapremo il 29 di questo mese. Ed io credo ancora nei miracoli e nelle rappresentazioni teatrali. Non siamo nella terra di Pirandello? Allora per una volta decida il popolo siciliano, scegliendo di testa sua. Ma dia un segno di discontinuità con il passato e lasci a tutti noi che non decidiamo nulla, tranne che per chi votare, la speranza che è possibile il futuro.

Giuseppe Casarrubea


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