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Elezioni del Presidente della Repubblica: come funzionano; illustri precedenti.

Creato il 16 aprile 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Tira aria di elezioni al Quirinale, per la dodicesima volta da quando esiste la Repubblica Italiana, ed è necessario pertanto prendere coscienza dei principali meccanismi che stanno alla base dell’elezione del Presidente della Repubblica, una carica che troppo spesso si sente definire come solo “di figura”, come se non avesse alcun potere sostanziale. La realtà è ben diversa, e l’importanza capitale dell’elezione del capo dello Stato è anche dovuta alle attribuzioni e ai poteri che la Costituzione gli affida.

L’elezione del PdR, come amano abbreviare i giuristi, avviene attraverso una votazione del Parlamento in seduta comune (art. 83 Cost.). Partecipano anche tre delegati per regione, salvo uno solo per la Valle d’Aoesta. Lo scrutinio è segreto, e si elegge a maggioranza dei due terzi, ma dal terzo scrutinio in avanti basta la maggioranza assoluta.
Non è un caso che la carica del Presidente della Repubblica duri così tanto (7 anni) rispetto ai canonici cinque anni (che poi nella realtà sono sempre stati molti meno) delle Legislature. Il motivo è presto detto: i costituenti vollero far sì che il capo dello Stato fosse eletto da due Parlamenti completamenti differenti, costituiti in due diverse legislature.

E’ molto frequente, la storia insegna, che per eleggere il Presidente della Repubblica ci vogliano ben più di tre scrutini, giacchè la maggioranza dei due terzi è difficilmente raggiungibile e d’altra parte, salvo che il Movimento 5 Stelle sceglierà un nome caro anche al PD, non verrà raggiunta nemmeno in questa elezione. Non per nulla, Saragat venne eletto nel ’64 al 21° scrutinio, Leone addirittura al 23°. Recentemente, i tempi si sono ridotti: Ciampi nel ’99 venne eletto al primo scrutinio; Napolitano al quarto.

Trovare un nome condiviso da tutti è essenziale, e può servire a superare una situazione di stallo (come già è successo per le elezioni dei presidenti di Camera e Senato). All’elezione del 1978, in pieno terrorismo, venne eletto Sandro Pertini al sedicesimo scrutinio, ma solo perchè venne tirato in ballo, lui che cercava invece di svincolarsi dai giochi di potere. Lo stallo sarebbe senz’altro proseguito a lungo, se non si fosse fatto il nome di Pertini (e meno male che si è fatto, si potrebbe dire col senno di poi).

Di previsioni se ne possono fare quante ne si vuole, ma restano fermi i due requisiti essenziali che il Presidente della Repubblica deve avere, e deve avere proprio per essere eletto: deve essere una figura condivisa da tutti, e deve raggiungere la maggioranza. Poiché il Parlamento attuale non è sufficientemente dominato da una maggioranza estesa, è molto probabile che in queste elezioni si vada oltre il terzo scrutinio. Non sarebbe da escludere una situazione analoga a quella del ’78, in cui, votazione dopo votazione, a mano a mano che venivano fuori nomi sempre nuovi ma mai sufficientemente condivisi, ad un certo punto ne venga fuori uno realmente vincente, che sblocchi la situazione di stallo. Un avvenimento del genere, certamente, darebbe nuova forza ad un Parlamento che sembra quantomai fiacco e bloccato.

Articolo di Giacomo Conti.

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