Magazine Rugby

Elezioni FIR: e se Dondi non si ricandidasse?

Creato il 20 giugno 2012 da Ilgrillotalpa @IlGrillotalpa

Elezioni FIR: e se Dondi non si ricandidasse?La cosa viene sussurrata a mezza voce anche nei corridoi della FIR. Nessuno ne parla apertamente e non c’è – per il momento – nemmeno la più vaga ombra dell’ufficialità, ma la voce gira e il volume aumenta: e se Dondi non si ricandida?
Che l’attuale presidente FIR si ripresentasse alle prossime elezioni era un qualcosa che tutti davano per scontato, probabilmente anche il diretto interessato, almeno fino a qualche mese fa. Poi qualcosa è cambiato. Forse solo nella percezione, ma è una sensazione importante, perché per quanto non ancorata a nessun segno tangibile è una assoluta novità.
In Italia le federazioni sportive, tutte le federazioni sportive, sono dei luoghi che si possono tranquillamente definire parastatali. Non sto dando una valore negativo alla parola, però è un dato di fatto. La managerialità e una professionalizzazione vera sono entrate in questi anni a spizzichi e bocconi, in maniera disordinata e legati a singoli soggetti. E’ vero nei livelli più bassi ma è anche più vero per quanto riguarda i quadri e i vertici. Accanto a esempi di meritata responsabilità ce ne sono altri in posizioni anche molto importanti “premiati” per la fedeltà a una parte.
Intendiamoci, non vivo su una pianta e so benissimo che tutto il mondo è paese e che anche nella tanto decantata RFU (faccio un esempio tra altri) ci sono ruoli assegnati per riconoscenza. Certo, all’estero, anche in quei casi c’è sempre un tot di meritocrazia che nei paesi latini tende ad assottigliarsi, e non solo nel rugby. Premio cioè un uomo a me fedele ma che ha pure delle qualità e le skills giuste per sedersi su quella poltrona, questo un po’ il senso, solo che la seconda parte della frase al di qua delle Alpi tende a sparire.

Il presidente Dondi è un po’ vittime di questo sistema, che non ha creato o inventato, ma che ha contribuito a mantenere. Al pari di altre situazioni simili non ha avuto la capacità – o forse la voglia – di costruire una sua naturale “prosecuzione”. Attorno a un pugno di fedelissimi ha costruito un vertice che è estremamente accentratore ma che alla lunga diventa autarchico e asfittico. Di yes man è pieno il mondo, a qualsiasi livello e latitudine, l’importante è non metterne troppi nella stanza dei bottoni, che non avranno mai il coraggio di dire al conducente che una manovra è sbagliata: non sono lì dentro per capacità, ma per opportunismo. Il loro unico interesse è l’autoconservazione.
E a un certo punto succede che la ruota smette di girare nel senso in cui l’hai sempre spinta, l’unico che conosci. Non c’è un perché, o forse ce ne sono tanti, però le cose iniziano ad andare male e le risposte che hai sempre dato/usato non funzionano più. Forse per saturazione.
E così succede che nel giro di pochi mesi ti ritrovi a dover fare i conti con un caso-Aironi probabilmente non gestito al meglio (fonti qualificate mi hanno più volte detto che a spingere in maniera decisa verso la soluzione franchigia federale non è stato Dondi, ma i due uomini a lui più vicini) che ha dato il via a una vera e propria cascata: la reazione di Treviso, certo, che forse sarebbe arrivata comunque a quel comunicato ma non ne abbiamo certezza. Probabilmente a fare più male è stata però Rovigo, piazza tanto riottosa nella base ma quanto fedele nelle stanze che contano. Quel comunicato di un mesetto fa sull’invadenza della nuova franchigia è stato molto più di un campanello d’allarme: se i rossoblu si sono esposti in quella maniera è perché quel blocco di potere ormai ha iniziato a sfaldarsi. Quanto però non è dato saperlo.
La cosa tragica è che questi sono colpi che arrivano per quanto c’è in superficie e non per i mali più profondi del nostro movimento: non per le difficoltà economiche e infrastrutturali in cui versa il rugby di base e non solo, non per gli scarsi risultati agonistici o per una mancanza di progetti ad ampio e lungo respiro. Cose di cui in realtà non si è mai dibattuto un granché. E’ questa è una colpa del movimento TUTTO.
Se gli stessi problemi che oggi stanno causando un mezzo sconquasso fossero comparsi tre o quattro anni fa probabilmente tutto sarebbe in qualche modo rientrato. Oggi no. Anche se Dondi dovesse presentarsi e vincere si troverebbe a gestire un movimento in debito d’ossigeno e profondamente spaccato, cosa che dopo 16 anni di gestione non può non essere considerata un fallimento.
Dondi è una persona che nel corso degli anni ha attirato diverse critiche, alcune anche molto pesanti. La cosa non stupisce, credo sia nell’ordine naturale delle cose se si tiene a lungo in mano la leva del comando,se in qualche modo si finisce per far coincidere la carica alla persona e non le si tiene ben separate.
In tanti ne parlano male, ma l’uomo è dotato di innegabili qualità politiche: non si rimane alla guida di quella che è una delle federazioni sportive più importanti d’Italia per un periodo così lungo se non se ne hanno. La domanda è se oggi il presidente Dondi è capace di un colpo di reni che ribalti totalmente o quasi le linee-guida della sua gestione. Se è in grado di rimettersi completamente in discussione a una età in cui generalmente è difficilissimo farlo. Nei corridoi FIR questo clima di incertezza è stato subodorato da tanti, da qui i rumors e le voci. Si candiderà? Preferirà farsi da parte ed evitare una possibile (attenzione: possibile, non probabile o certa) sconfitta contro “l’odiata” Treviso? Passerà la mano a uno dei suoi eterni delfini e in quel caso che speranze di vittoria possono avere?


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :