Reuters / Marko Djurica
Erano il primo appuntamento elettorale dopo gli accordi del 19 aprile tra Belgrado e Pristina e per questo erano attese come un test importante. Soprattutto al nord, dove i 40 mila serbi erano chiamati a eleggere i propri sindaci e a creare le basi dell'autonomia amministrativa. E' andata male. Caos, violenze e intimidazioni, e un'affluenza complessiva bassa hanno segnato le elezioni locali del 3 novembre. A Mitrovica nord, un gruppo di individui a volto coperto hanno fatto irruzione in un seggio devastandolo. Intimidazioni e insulti sono stati rivolti, in varie località, ai cittadini serbi che si recavano a votare. Ora, sul processo elettorale, quanto meno nei seggi teatro di violenze pesa l'eventualità che il voto venga annullato e che vengano convocate nuove elezoni.L'Ue ha condannato gli incidenti di Mitrovica, che hanno interrotto un processo elettorale “altrimenti tenutosi ordinatamente nel resto del Kosovo”, come ha detto Maja Kocijancic, portavoce dell'Alto rappresentante per la Politica estera dell'UE, Catherine Ashton. “Ferma condanna” anche da parte del segretario generale dell'Alleanza atlantica, Anders Fogh Rasmussen. La Kfor (il contingente Nato in Kosovo), ha reso noto di essere intervenuta prontamente a Mitrovica, in coordinamento con la missione civile europea Eulex, con i carabinieri dell'unità di intervento rapido. Per Rasmussen gli incidenti dimostrano la necessita' di mantenere per il momento le truppe dell'Alleanza sul territorio, dal momento che non si può permettere ai violenti di far “deragliare i progressi raggiunti” tra Belgrado e Pristina.
“Siamo tutti consapevoli dell'importanza della normalizzazione delle relazioni tra Belgrado e Pristina”, ha commentato a sua volta Tanja Miscevic, capo negoziatore serbo, condannando gli incidenti che, ha detto, “non sono un segno di sviluppo democratico”. In precedenza, più volte le autorità di Belgrado, pur chiedendo la rimozione di ogni simbolo ufficiale di Pristina nelle località a maggior
In Kosovo vivono 120mila serbi su una popolazione complessiva di 1,8 milioni, in stragrande maggioranza di etnia albanese. Un terzo della comunità serba vive nella zona a nord del fiume Ibar, dove è in maggioranza e condivide il controllo di una parte delle istituzioni locali. I più oltranzisti si rifiutano però di riconoscere l'autorità di Pristina e accusano Belgrado di aver aperto la porta, con gli accordi di aprile, al riconoscimento dell'indipendenza del Kosovo. Ora tutti, compresa Belgrado, indicano i nazionalisti come responsabili di quanto successo domenica. Accuse respinte dagli attivisti che incolpano a loro volta il governo serbo di fomentare la tensione per nascondere la bassa affluenza alle urne.