Elezioni in Molise: il centrodestra vince. E pure Di Pietro J. Berlusca intanto assolto nel processo «Mediatrade»

Creato il 18 ottobre 2011 da Iljester

Ho aperto il giornali del pomeriggio e mi leggo queste due notiziucce fresche o quasi. In Molise il PDL – benché morente – prende più voti e vince ancora. Mentre dalle parti del Tribunale di Milano, Berlusconi incassa l’ennesima assoluzione, questa volta nel processo «Mediatrade». Il GIP rinvia a giudizio Confalonieri e il figlio di Berlusconi, ma non Silvio che, ancora una volta, dalle vicende giudiziarie che lo vedono coinvolto, ne esce lindo come un pupetto.
Eppure, benché siano due risultati straordinari (il PDL prende quasi 34.000 voti contro i 17.000 del PD), sinceramente mi lasciano parzialmente indifferente. Perché la vittoria in Molise – seppure balsamica per un partito in crisi – non può avere grandi significati politici (vista pure la consistenza numerica della popolazione). Piuttosto, è rilevante l’alleanza con l’UDC che seppure non ha determinato la vittoria credo sia stata comunque importante. Ciò suggerisce che a livello nazionale, il partito berlusconiano dovrebbe riprendere le fila del discorso con i cattolici moderati. Se Berlusconi fosse davvero un grande stratega – come in alcuni casi ha mostrato di essere – dovrebbe valutare meglio il potenziale cattolico, che non deve essere preso sottogamba, e certamente non lo si deve lasciare alla sinistra.
Intanto però la notizia che merita maggiore attenzione, relativamente alle elezioni molisane, è l’elezione di Cristian Di Pietro, il figlio di Antonio Di Pietro. Dunque, un altro figliolo nella remunerativa carriera politica. Dopo il figlio di Bossi, allarghiamo le fila delle nuove generazioni di giovani rampanti, questa volta però a sinistra dello schieramento. Una bella «vittoria» per il nostro paese, dove tutti a parole si dicono meritocratici, e poi capita che nei posti di responsabilità e di maggior prestigio sono piazzati i cosiddetti «figli di…». Dopo non ci si può lamentare che in Italia la meritocrazia non ha grande seguito, se il primo settore che smentisce la regola è la politica. Cosa si può pretendere infatti dal «figlio di» entrato in politica per il cognome che porta, quando si affrontano argomenti tipo merito e capacità?
Ma andiamo a Milano, e non già per parlare dello scempio della giunta Pisapia che ha «regolarizzato» il centro sociale Leoncavallo, quando questi avrebbe dovuto essere chiuso senza troppi complimenti (sto zitto sul punto), e parliamo del processo «Mediatrade», nel quale il Premier era imputato di frode fiscale perché, con il figlio e Confalonieri, avrebbe gonfiato alcune fatture nell’acquisto dei diritti cinematografici di alcuni film americani. Ebbene il GIP ha ritenuto che il Cavaliere fosse estraneo ai fatti, prosciogliendolo dall’accusa. Ma del resto, non poteva essere diversamente, visto che il  tempus commissi delictii è riferito a quello nel quale Berlusconi Senior non si occupava già più di Fininvest né di diritti TV e robe varie: era già in politica allora (si parla dei primi anni duemila). Eppure, nonostante la difesa abbia più volte sostenuto questa evidente verità, la Procura di Milano ha continuato imperterrita per la propria strada, infrangendosi nelle rocce dell’udienza preliminare. Dunque, altro tempo e soldi dei contribuenti bruciati nel niente giudiziario.

Fonte: Amantea Online

di Martino © 2011 Il Jester 


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