Toma Nikolic e Boris Tadic sui manifesti elettorali per
le elezioni del 6 maggio in Serbia (Foto Afp)
Il candidato alle prossime elezioni presidenziali in Serbia, il presidente dimissionario Boris Tadić, ha illustrato il suo piano presidenziale in cinque punti il cui principale obiettivo sarebbe la creazione di una Serbia economicamente sviluppata che nell'arco di cinque anni dovrebbe terminare i negoziati di adesione all'Ue. Parlando al tredicesimo forum di manager svoltosi a Belgrado la settimana scorsa, Tadić ha sottolineato che la Serbia nei prossimi cinque anni si trovera' davanti a grandi sfide e che per questo dovra' essere guidata da una persona che ha una strategia chiara dello sviluppo del Paese fino al 2017.
Il primo punto del piano presidenziale di Tadić riguarda appunto il processo delle integrazioni europee e prevede che i negoziati di adesione con l'Ue inizino entro la fine dell'anno e che come nel caso della Slovacchia terminino in cinque anni, il periodo in cui dovra' essere effettuato il processo di riforme in tutte le sfere della societa'. La Serbia aderisce al processo di eurointegrazione razionalmente, ha spiegato Tadić, e non viene condotta su emozioni bensi' sul principio dell'utilita' perche' questo e' il modo piu' facile e piu' efficace a garantire lo sviluppo desiderato.
Il secondo punto e' lo sviluppo economico basato sull'agricoltura, industrializzazione ed investimenti stranieri e soprattutto sull'esportazione. In termini numerici, la Serbia dovrebbe nei prossimi cinque anni raddoppiare la partecipazione dell'esportazione del prodotto interno lordo mentre i potenziali di esporto verranno aumentati investendo nell'agricoltura e standardizzazione della produzione nonche' attirando gli investimenti stranieri. Anche l'investimento nell'educazione, come terzo punto del piano di Tadić, e' uno degli elementi del risanamento economico della Serbia e il risultato dovrebbe essere il raddoppiamento del numero di persone con alta educazione nei prossimi cinque anni.
Il quarto punto del piano presidenziale prevede la conclusione della lotta contro il crimine organizzato attuando misure sistematiche per sradicare la corruzione mentre il quinto punto e' quello della soluzione del conflitto congelato in Kosovo in collaborazione con la comunita' internazionale. "Con una relazione attualmente concepita verso il Kosovo non possiamo andare avanti e per questo ho proposto un piano in quattro punti che non implica ne' la divisione ne' il riconoscimento" ha detto Tadić. Ha ricordato che questo plano prevede uno status sociale per il nord del Kosovo, uno status speciale per le chiese ed i monasteri serbi, un largo autogoverno locale e speciali garanzie di sicurezza per i serbi al sud del fiume Ibar nonche' la soluzione della questione del patrimonio serbo privato e statale confiscato.
Intanto, secondo le rilevazioni dell'agenzia Faktor plus, il Partito serbo progressista (Sns) guidato da Tomislav Nikolić, il maggiore partito di opposizione, sarebbe in testa rispetto all'attuale partito di maggioranza governativa di Boris Tadić, il Partito democratico (Ds). L'Sns avrebbe il 33,5 per cento dei voti contro il 28,3 per cento del Ds. Ma nell'umore nei cittadini prevalgono insoddisfazione e agitazione e quasi metà dell'elettorato ritene che i partiti politici conducano una campagna sporca, vale a dire negativa. Al terzo posto, sempre secondo lo stesso sondaggio, con l'11,8 per cento ci sarebbe il Partito socialista dell'attuale vice premier e ministro dell'Interno Ivica Dačić, e al quarto posto con il 6,2 per cento il Partito liberaldemocratico (Ldp) di Čedomir Jovanović. Sempre in base a questo sondaggio, anche alle presidenziali, il candidato del Sns, Tomislav Nikolić, vincerebbe con il 36,1 per cento delle preferenze contro Boris Tadić a cui andrebbero il 35,7 per cento dei voti.
[*] Corrispondente di Radio Radicale. Il testo è tratto dalla corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi.