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Domenica era una bellissima giornata di sole. A Belgrado l'atmosfera era molto rilassata e, come ha certificato la missione Osce, le operazioni di voto si sono svolta in maniera tranquilla e regolare in tutto il Paese, compresi i comuni a maggioranza serba del Kosovo.
Domenica sera sotto il cavallo di Trg Republike (il monumento al principe Mihailo Obrenovic, tradizionale luogo di ritrovo per le manifestazioni politiche) non c'era molta gente a festeggiare la vittoria di Toma Nikolic (a occhio direi che ce n'erano di più nel 2008 per Tadic). Inni alla Serbia, le tradizionali tre dita alzate, insieme a sfottò pesanti contro Tadic sotto gli uffici del Partito democratico che si trovano a a Terazije, vicinissima a piazza della Repubblica.
Come mi è stato spiegato da alcuni esperti e come ho spiegato nelle mie corrispondenze per Radio Radicale, paradossalmente il socialdemocratico Tadic ha finito per rappresentare la stagnazione e il conservatore Nikolic il cambiamento (o meglio "un" cambiamento).
Non credo che ci saranno sconvolgimenti nella direzione politica serba, né per quanto riguarda la politica interna, né per i rapporti internazionali. Anche Nikolic è ormai favorevole all'adesione all'UE e sa benissimo che bloccare il processo di integrazione sarebbe un disastro politico ed economico (la Serbia ha grande bisogno di investimenti esteri e degli aiuti e delle facilitazioni comunitarie). Qualche problema potrebbe nascere se si formasse un governo con la partecipazione dell'ex-premier Vojislav Kostunica, che qualche giorno prima del voto ha dato il suo appoggio a Nikolic, un sostegno un po' imbarazzante per il neo presidente Nikolic perché Kostunica è decisamente contro l'integrazione europea.
Nei prossimi mesi secondo me ci sarà da attendersi un qualche irrigidimento nei colloqui tecnici tra Belgrado e Pristina sul Kosovo, ma anche in questo caso la Serbia non potrà credo tirare troppo la corda rischiando di non ottenere la data di apertura dei negoziati entro fine anno.
Non bisogna comunque dimenticare che in realtà il presidente della repubblica non ha grandi poteri e che Tadic in questi anni ha un po' forzato il suo ruolo.
Tutte le forze politiche aspettavano l'elezione del presidente prima di dare il via alle trattative per la formazione del nuovo governo. Per capire che tipo di maggioranza ne uscirà bisogna vedere cosa farà il leader del partito socialista Ivica Dacic: se manterrà l'alleanza con Tadic, confermata prima del ballottaggio e per il momento ribadita anche domenica sera, o se farà il salto della quaglia e passerà con Nikolic.
In base al risultato delle elezioni parlamentari del 6 maggio ci sono i numeri per un governo diciamo così “social-liberal-europeista” con democratici e socialisti più i liberalsocialisti di Jovanovic e/o i deputati delle regioni unite di Serbia del liberale Mladjan Dinkic. Oppure potrebbe nascere un governo con il Partito del progresso di Nikolic, i socialisti di Dacic e i democratici serbi di Kostunica con però i problemi che dicevo.
Domenica sera non si capiva bene se Tadic fosse disposto ad accettare o meno una "cohabitation": nella sua prima dichiarazione dopo la sconfitta ha detto che non sa ancora cosa farà e che non è interessato necessariamente al premierato, ma non l'ha nemmeno escluso a priori. Anche Dacic, da parte sua, ha detto che il premierato per il premierato non gli interessa. Tra i due per questa carica spunta il nome dell'attuale sindaco di Belgrado, Dragan Djilas, astro nascente del Partito democratico di Tadic, nonostante abbia dichiarato in prima battuta di non avere interesse per la carica di capo del governo.
Siamo evidentemente alle prime battute e tutti vogliono tenersi le mani libere e dovremo aspettare i prossimi giorni per capire che cosa succederà.
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