La decisione del riconteggio ha scatenato l'opposizione socialista guidata da Rama, che ha rivolto un appello alla "rivolta popolare" contro "il regime del premier (di centro destra), Sali Berisha". I sostenitori dell'opposizione sono scesi nelle piazze di quasi tutte le grandi città. A Tirana due poliziotti sono rimasti leggermente feriti negli scontri fra deputati socialisti, spalleggiati dai loro sostenitori, e le forze di polizia schierate davanti alla sede della Commissione. Proteste e blocchi stradali si sono verificati a Valona, Fier e Lushnja, manifestazioni anche a Durazzo, Kukes, Kavaja, Lezha (nord) e in altre località. "Non ci resta altro modo che proseguire le proteste, è l'unica via", ha spiegato il portavoce di Rama, Endri Fuga, all'agenzia TMNews.
Rama, da parte sua, ha fatto appello al Presidente della Repubblica, Bamir Topi, e alla comunità internazionale e perché sia difeso il voto dei cittadini, ma non è esattamente ciò che l'Europa chiedeva alla classe politica albanese. A Bruxelles la preoccupazione è tale da indurre il presidente della Commissione europea, Josè Manule Barroso, ad annullare la sua visita a Tirana prevista per sabato prossimo. Dopo due anni di stallo dovuto allo scontro politico seguito alle elezioni del 2009 (il cui risultato è contestato dall'opposizione socialista che accusa il centro-destra di brogli), ciò che sta avvenendo è l'esatto contrario di ciò che si chiedeva alla politica albanese. E il pensiero va immediatamente allo scorso gennaio, quando gli scontri di piazza verificatisi durante le manifestazioni antigovernative a Tirana, provocarono quattro morti.
Se l'Albania cercava una strada per convincere l'Unione Europea a concedere finalmente lo status ufficiale di paese candidato all'adesione, richiesta già bocciata lo scorso novembre, di certo al momento ha preso una direzione completamente sbagliata.
Tirana: la manifestazione davanti alla sede della
Commissione elettorale centrale