Per il resto non vedo proprio a chi dare il consenso. Di certo non al Cavaliere e alla sua banda che hanno fatto dell’Italia la loro trattoria, di certo non al premier con svista che fa il cameriere ai tavoli e difende gli interessi di altri padroni, meno chiassosi, ma non meno rapinosi, di certo non la sindone della sinistra che è il Pd e che apparecchia le tavole del locale, di certo non l’uomo del piano bar che accenna De Andrè o bandiera rossa, ma che alla fine suonerà Que reste-t-il de nos amours .
Inutile nascondere che l’unica novità dentro tutto questo è Grillo che sa parlare alle piazze e alle persone a cui la sinistra sembra ormai estranea. Sarò anche Masaniello, non dico di no, ma insomma è l’unico che sa dire qualcosa che suona come alternativo a quella realtà che viene spacciata come necessaria e immutabile. L’unico assieme a Rivoluzione Civile che non si riprometta di voler semplicemente amministrare in un modo o nell’altro un esistente corroso e fatiscente, ma parli di cambiamenti che non siano di straziante banalità. Certo l’inesperienza (ma per un anno non siamo stati ossessionati dalla ricerca di volti nuovi?), certo ambiguità che rimandano a una destra indecorosa, certo un pensiero che non è riuscito ancora ad arrivare alla rivalutazione del lavoro in sé come forza di trasformazione della società attuale. Ma anche qui siamo di fronte a un neonato, anche se iper cresciuto grazie ai silenzi e alle incapacità altrui piuttosto che secondo un progetto insito in un dna. E tuttavia è qualcosa che non può essere solo esorcizzato, diventando ciechi di fronte alle questioni che esso pone, sia sul piano della sostanza che della rappresentanza.
Infatti a me fanno molto più paura i responsabili amministratori della premiata ditta Pensiero Unico Spa che in un ventennio sono riusciti o a commettere colossali errori abiurando a se stessi o si sono dedicati alla corruzione del Paese per imporre come regola le prassi senza regola. Dentro una consociazione di fatto, un rapporto divenuto da etero ideale, omopragmatico. Per dirla tutta è non più possibile pensare che tutto questa possa essere cambiato senza un po’ di distruzione e di rivolgimento. Tutto sta a saper creare un rapporto con qualcosa che esprime sicuramente un problema profondo e un crinale col passato: a meno di non voler essere così populisti e superficiali da vedere in questi baluginii solo populismo o voto non utile o tradimento di un progetto iniziale. Il futuro va costruito pezzo a pezzo con pazienza e coraggio, con lungimiranza, senza lamentarsi che non vi siano le istruzioni per l’uso. Molti ne sentono la mancanza, senza rendersi conto che proprio questo denuncia la loro prigionia dentro il passato.