Come la si vuol mettere, questa è la realtà.
Certo, non te la raccontano così. A sentir loro, il governo che verrà porterà ripresa e riforme ma non sarà così, neanche questa volta. Non ci sono i numeri, non ci sono le persone e, soprattutto, ancora non c’è un Paese che poggia su solide base istituzionali. C’è una forma di Stato e di governo né moderna e né efficiente, non c’è una legge elettorale che consenta di affidare il comando a qualcuno ma che spinge al consociativismo rissoso ed inconcludente, non c’è un potere esecutivo disegnato per rendere le cose possibili e non c’è un potere legislativo in grado di attuare provvedimenti nei modi e nei tempi che le necessità e i problemi del paese richiedono.
Ed è così perché la nostra Costituzione vuole che sia così. Una Costituzione che, nata dopo il dramma della dittatura, non poteva permettersi di disegnare uno Stato che avesse chiare e decise le forme di potere ma che, assieme alla costruzione di uno Stato repubblicano e democratico, si è data anche l’obiettivo di edulcorare le forme di potere, bilanciarle, renderle inagibili in forma decisa e diretta.
Noi, come gli altri paesi occidentali, stiamo attraversando una crisi senza precedenti dal dopoguerra ad oggi ma soltanto noi, non abbiamo i mezzi istituzionali per guidare la nazione. Eppure, nessuno dubita della democrazia inglese, francese o americana e lì, nei paesi normali, nessuno ha paura di dare ad un esecutivo eletto, il potere reale di cambiare le cose. E lì, nessun politico ha paura di esercitare il potere affidato dagli elettori. Si chiama politica, si chiama coraggio, si chiama responsabilità.
In una parola, si chiama democrazia.
Qui da noi, il prossimo Presidente della Repubblica avrà l’enorme responsabilità ed il dovere supremo di obbligare governo e parlamento a portare il paese fuori dal guado di mediocrità in cui è caduto. A cominciare da una nuova forma di Stato e di democrazia partecipata. Ma il Presidente è eletto dal Parlamento e non dai cittadini e questa responsabilità dovrà, quindi, venire dagli stessi partiti che condizioneranno quella scelta. Sin da ora. E questa dovrebbe essere la vera agenda politica di chi si chiama a guidare il paese. Un’agenda doverosa, onesta e responsabile. Diversamente, saremo costretti ad espatriare per dare ai nostri figli un futuro di democrazia.
Lo capiranno e, soprattutto, lo capiremo noi tutti?
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