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4 NOVEMBRE – Lo spoglio dei voti alle elezioni regionali in Sicilia, avvenute il 30 ottobre 2012, ha riservato non poche sorprese sulla scena politica: sulla carta il vincitore è il Partito Democratico con Rosario Crocetta che, grazie all’alleanza con l’Udc, riceve il 30% dei voti. Al secondo posto Sebastiano Musumeci, Pdl, la cui lista raccoglie il 25%. A seguire Gianfranco Micciché con il 15,40% delle preferenze e, molto più distaccata, la candidata di Sinistra ecologia libertà e Italia dei Valori Giovanna Marano, con il 6,10%.
Vittoria del Pd, dunque? In realtà, rispetto alle precedenti elezioni, il calo è stato significativo: nel 2008 infatti, ottenne il 18,7%, mentre basti pensare che il movimento di Grillo era all’1,73 per cento.
Sono passati solo quattro anni, ma alla luce dei nuovi risultati, sembrano passati secoli: i dati che maggiormente rilevano e destano preoccupazione sono l’alto tasso di astensione e il boom del Movimento cinque stelle.
Quest’ultimo ha infatti manifestato fin da subito la volontà di non fare alleanze, rimanendo fuori dal gioco della partitocrazia e di scendere in campo da solo, candidando Giovanni Carlo Cancelleri.
La campagna di Grillo si apre con il suo attraversamento a nuoto dello stretto di Messina -impresa di storica memoria- per poi fare tappa nei principali centri siciliani, accolto da piazze gremite di gente.
Ebbene, il Movimento cinque stelle, con una campagna elettorale di soli 25mila euro, sorpende tutti, guadagnando il 15% dei voti e classificandosi come primo partito regionale. Sorpassa così il Pd, che da solo ha ricevuto il 13%, e il Pdl con il 12%.
Il dato, sebbene sottovalutato dai due maggiori partiti, che minimizzano e liquidano il fenomeno Grillo con poche battute, non può certo passare in sordina: se infatti si prendesse la Sicilia come laboratorio nazionale, il Movimento cinque stelle risulterebbe essere il primo partito del Paese. Anche se, di partito non si può propriamente parlare, in quanto proprio la polemica anti-partitica e anti-sistema costituisce il sostrato del movimento.
Tuttavia, il primo vero partito regionale è risultato senz’altro l’astensione: alla chiusura delle urne, nei 390 comuni siciliani nei quali si è votato, l’affluenza è stata del 47,42% degli aventi diritto, ovvero MENO della maggioranza assouta degli elettori. Nel 2008, quando si votò anche di lunedì ed in contemporanea alla Camera e al Senato, si recò alle urne il 66,68%.
Il fortissimo astensionismo è indice da un lato dell’indifferenza dell’elettorato verso le istituzioni, dall’altro della sfiducia totale nella politica, risolvendosi in un abbandono allo strumento partecipativo per eccellenza.
Da evidenziare anche il risultato dell’Italia dei Valori, che al contrario di come gli eventi degli ultimi giorni fanno pensare in decrescita o in chiusura, ha registrato in una regione come quella siciliana il 3,5% dei voti, il doppio rispetto al 2008 quando raccolse l’1,8%.
Il bilancio finale vede dunque vincitrice indiscussa l’astensione e, anche se certamente la realtà siciliana è del tutto particolare e non può essere assunta come modello nazionale, sarebbe opportuno, anzichè gioire per una vittoria di Pirro o stringere alleanze di convenienza, riflettere sui dati forniti da questo primo test.
Riusciranno i partiti ad andare oltre i loro interessi e recuperare credibilità e fiducia a livello nazionale? Nonostante i sondaggi sembrino dare giornalmente risposta negativa, i conti finali potranno essere fatti soltanto dopo le elezioni di primavera.
Elena De Tura