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Pinteb strizzò gli occhi, infastiditi dalla luce che vedeva raddoppiata, quasi sovrapposta, dunque, alle fronde che tentavano invano di filtrarla, e si sistemò meglio sul ramo sul quale, confuso come al solito, si era svegliato. La vita nella foresta si era rivelata molto più scomoda di quanto avesse immaginato, a cominciare dagli aspetti basilari: nessuna amaca già pronta né alcun bancone su cui riposarsi, solo rami nodosi e contorti o, in alternativa, larghissime foglie poco resistenti al suo peso. Sbuffò e ridacchiò, irritato perché non sapeva quale delle due azioni fosse meglio compiere; e saperlo era la cosa più necessaria in quel momento, dopo 10 ore consecutive passate a bere la birra. Rimpiangeva amaramente il mondo esterno alla cupa foresta di Luciwood e le comodità dei possessori di frigoriferi, dispense, cantine, taverne, in mezzo alle quali era nato; e passava il doppio del molto tempo libero di cui disponeva nell’occupazione, in realtà troppo adatta alla gente sobria, di domandarsi se sarebbe mai tornato a ber le sue birre in santa pace.
Un fruscio improvviso fece vibrare il suo grande naso rosso, ereditato dal padre, l’unica cosa che lo rendesse totalmente diverso da un elfo. Per il resto aveva preso da sua madre elfa e poliziotta: perciò aveva quell’insulsa faccia verde, con le orecchie a punta e la mania di farsi ogni 5 minuti il test del palloncino; però la sua panza era più larga di quella di uno sbirro come si deve.
Un campo di erbacce con un tulipano in mezzo, ecco cosa sembrava.
Gli elfi combattevano tra loro una vera e propria guerra civile.
Persone vissute nella stessa osteria, conoscenti, vecchi amici, compagni di merende e di bevute, si odiavano e si scontravano per una sola ragione: la regina Tania.
Tania sedeva sul trono con le gambe accavallate. Molti anni prima aveva radunato i migliori chirurghi estetici ed aveva spodestato (di fatto) il legittimo sovrano, quasi-svestendosi e facendosi investire dal popolo intero come regina di Barca, la città in cui gli elfi della foresta di Luciood dimoravano (quando ancora, ovviamente, stavano nella stessa Barca).
Pochi istanti dopo, la popolazione si era divisa in due fazioni.
Molti nobili fedeli alla vecchia coppia reale, guidati dall’ex-regina, erano fuggiti nella foresta e avevano formato un piccolo gruppo di ribelli, i quali volevano Tania per sé ed il re per la legittima consorte.
Nel corso degli anni altri elfi, avendo raggiunto la pace dei sensi od essendo stufi marci oltre ogni limite di fare sacrifici per pagare l’IRPEF e l’analogo barchese all’IRAP, si erano uniti loro, esasperati dal piglio tirannico con ci Tania governava.
Del resto, una regina illegittima come lei era costretta a comportarsi con severità per mantenere il proprio potere; ma sapeva anche suscitare speranze vane ma assidue in chi si dimostrava leale. Ecco perché molti elfi erano rimasti in Barca.
Così le due parti si facevano la guerra da anni, senza che ci fossero nè vincitori nè vinti, mentre Tania, già molto bella all'inizio, diventava sempre più bella e liftata. Era davvero incredibile: contrariamente a quanto avviene di solito, i lifting raddoppiavano la sua bellezza ogni volta che non la triplicavano. Pur essendo falsa e manipolata centimetro per centimetro, sembrava più naturale della natura. Si narrava, tra i carcerati (ma solo tra loro, dato che raramente uscivano) che nientepopodimeno che Silvio, straordinariamente ammirato, cribbio, fosse giunto fino al suo trono solo per chiederle l'indirizzo del chirurgo.
(C) 2010 by Davide Scarin
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