Elias Garcia Martinez (1858-1934) doveva aspettare che la signora Cecilia Gimenez sfigurasse un suo dipinto per guadagnare la notorietà che non ebbe mai in vita. Prima che El Pais ne desse notizia offrendoci le immagini del suo Ecce Homo prima e dopo il «restauro» – e non c’è bisogno di sottolineare che senza quelle immagini la notizia sarebbe passata inosservata – del pittore spagnolo non si sapeva più di quanto la Gran Enciclopedia Aragonesa chiudeva in poche righe: «obras de caracter popular», «decoraciones murales», insomma, un madonnaro che insegnava Belle Arti a Saragozza. Basta uno sguardo proprio a quel Cristo, d’altronde, o alla Madonna che correda la sua scheda su Wikipedia per capire che Martinez non era un genio e che la sua arte era da santino devozionale. Questo fino all’altrieri. Adesso che il suo dipinto è stato storpiato, c’è chi ne piange la perdita e intenderebbe non lasciar nulla d’intentato per restituirlo all’integrità che aveva già da tempo perso a causa di un’incuria che la dice lunga su quanto fosse stimato.Si tratta – si trattava, per meglio dire – di un dipinto ad olio su una superficie muraria non pretrattata all’affresco, il che ci offre un altro elemento per un giudizio del livello tecnico del Martinez. Dipinto di particolare bruttezza. Sciatto nella trattazione del tema, mostra tono espressivo assai scadente, distinguendosi solo per un dato di non comune insulsaggine: Cristo è ritratto in ritratto, su una pergamena dagli estremi arrotolati, e qui c’è da rilevare che il «restauro», pur grottesco, ha «corretto» la difformità recto/verso delle estremità arrotolate. Il risultato uscito dalle mani della signora Gimenez, che – occorre aver presente – ha avuto piena libertà di azione, è puro orrore, senza dubbio. E tuttavia lo sgorbio è notevole, mentre l’Ecce Homo del Martinez non lo era. Meglio del lasciar tutto com’è, solo scalpellare via il tutto.
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Elias Garcia Martinez (1858-1934) doveva aspettare che la signora Cecilia Gimenez sfigurasse un suo dipinto per guadagnare la notorietà che non ebbe mai in vita. Prima che El Pais ne desse notizia offrendoci le immagini del suo Ecce Homo prima e dopo il «restauro» – e non c’è bisogno di sottolineare che senza quelle immagini la notizia sarebbe passata inosservata – del pittore spagnolo non si sapeva più di quanto la Gran Enciclopedia Aragonesa chiudeva in poche righe: «obras de caracter popular», «decoraciones murales», insomma, un madonnaro che insegnava Belle Arti a Saragozza. Basta uno sguardo proprio a quel Cristo, d’altronde, o alla Madonna che correda la sua scheda su Wikipedia per capire che Martinez non era un genio e che la sua arte era da santino devozionale. Questo fino all’altrieri. Adesso che il suo dipinto è stato storpiato, c’è chi ne piange la perdita e intenderebbe non lasciar nulla d’intentato per restituirlo all’integrità che aveva già da tempo perso a causa di un’incuria che la dice lunga su quanto fosse stimato.Si tratta – si trattava, per meglio dire – di un dipinto ad olio su una superficie muraria non pretrattata all’affresco, il che ci offre un altro elemento per un giudizio del livello tecnico del Martinez. Dipinto di particolare bruttezza. Sciatto nella trattazione del tema, mostra tono espressivo assai scadente, distinguendosi solo per un dato di non comune insulsaggine: Cristo è ritratto in ritratto, su una pergamena dagli estremi arrotolati, e qui c’è da rilevare che il «restauro», pur grottesco, ha «corretto» la difformità recto/verso delle estremità arrotolate. Il risultato uscito dalle mani della signora Gimenez, che – occorre aver presente – ha avuto piena libertà di azione, è puro orrore, senza dubbio. E tuttavia lo sgorbio è notevole, mentre l’Ecce Homo del Martinez non lo era. Meglio del lasciar tutto com’è, solo scalpellare via il tutto.
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