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Elio e le Storie Tese, L’Album Biango e il Sentimento dei Cazzari

Creato il 23 maggio 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Valeria Arena 23 maggio 2013 Elio e le Storie Tese, L’Album Biango e il Sentimento dei Cazzari

Quando rischi di vincere Sanremo con un brano che prende in giro le tipiche canzoni del Festival e chi aspira a salire su quel palco, o sei un grande paraculo o ti avvicini parecchio a essere un genio, una sorta di totem musicale. Bisogna precisare che il cammino verso la vittoria è stato favorito da quelli che continuano a ricercare in quel luogo lì qualcosa che lui stesso per natura non può dare, l’impegno in ogni sua forma e contenuto; non a caso esiste l’aggettivo “sanremese”, e nove volte su dieci chi vince si porta dietro quel marchio di fabbrica. È la legge naturale delle cose. La canzone mononota è stata però presto dimenticata e sostituita da un nuovo tormentone, Complesso del Primo Maggio, che effettivamente è di gran lunga superiore al brano che ha rischiato di vincere Sanremo deridendo Sanremo. Gli stessi hanno poi preso di mira uno dei luoghi che li ha cullati e coccolati (così come nel 1996 riuscirono a vincere Sanremo con una canzone che possiamo definire di impegno civile anche se gli interpreti sono Elio e le Storie Tese) riscuotendo successo presso i derisi: «Non mi riferisco per forza ai Linea 77 / Ma i Linea 77 sono un ottimo esempio». Gli Elii vanno, prendono in giro, riscuotono consensi e rischiano pure di vincere una competizione che vede in Per tutte le volte che… di Scanu o in Arriverà dei Modà e Emma il vero spirito sanremese degli ultimi anni. Ultimamente è così, Elio e le Storie Tese sono parecchio metamusicali, e il nuovo L’album biango ne è la prova. Oltre ai singoli già citati, troviamo anche l’esplicito omaggio agli Area, Finardi che descrive dettagliatamente piazza San Giovanni il giorno del primo maggio e Il ritmo della sala prove, dedicata ai miliardi di gruppi che ogni giorno nascono nei garage dei propri genitori (e spesso lì muoiono) e del loro cantante che «grida a squarciagola / Ma raramente le più fighe si fa».

Elio e le Storie Tese, L’Album Biango e il Sentimento dei Cazzari

Agli Elio e le Storie Tese va però riconosciuto il merito, al di là dei brani socialmente rilevanti, di essere dei cantori del quotidiano, dei cantastorie di appartamenti, dei menestrelli dei contrasti personali e interpersonali. Tapparella, nel lontano 1996, affrontava e analizzava i problemi degli adulti fin dalle origini, ovvero l’adolescenza, Cara ti amo (ed era il 1989) è il manifesto perfetto dei rapporti uomo-donna (anche se chi scrive a sette anni cantava a squarciagola La terra dei cachi e non questi capolavori di vita sociale). Allo stesso modo Uomini col borsello, Fossi figo o la più recente Ignudi fra i nudisti tentavano di dare una risposta ai reali problemi relazionali partendo dalle singole parti e dalle basi. Quando cresci, o sei ancora in fase di crescita, cominci a capire che le canzoni che ti restano dentro sono quelle che ti descrivono meglio, che senti più vicine, quelle che dicono esplicitamente tutto quello che pensi e provi da tempo, come quando vai da qualche parte e qualcuno ti disturba suonando i bongos, tipo Parco Sempione – e mi ricordo ancora quando io e una mia amica ne rompemmo uno e nascondemmo i pezzi sotto un tappeto. Molti uomini ad esempio sognano ascoltando John Holmes o Enlarge (Your Penis), e molte donne sanno perfettamente che Essere donna oggi contiene sacrosante verità. In quest’ultimo lavoro gli Elio e le Storie Tese dimostrano di possedere ancora una volta quel romanticismo che più li rappresenta, il sentimentalismo dei cazzari. Brani come Amore amorissimo, già cantata qualche anno fa da Fiorello, e Una sera con gli amici sono importanti testimonianze, anche se il capolavoro è un altro: Luigi il pugilista. Se difficilmente troveremmo in giro uomini in grado di scrivere e dedicarci canzoni come Cara di Lucio Dalla – usando le sue stesse parole – sarà facile trovare compagni di vita in grado di urlarci in ginocchio «Vieni a darmi sollievo alle mani / Ma poi scendi a pisciare i miei cani» o «Ho sbagliato a chiamarti una sòla / Ora do dell’idiota a me stesso / E lo dico fortissimo». Allo stesso modo «lui lo sa che il borsello contiene / quel bisogno d’amore che hai tu / ragazzina spigliata che limoni da sola» è un’interessante sintesi.

Elio e le Storie Tese, L’Album Biango e il Sentimento dei Cazzari

Il vero capolavoro di questo sentimentalismo assolutamente cazzaro è però una perla rara, una parabola romantica che ha come oggetto una delusione d’amore, probabilmente uno dei brani più dolci mai scritti dagli Elii. Quando si parla di dolcezza non bisogna però dimenticare che si tratta sempre di Elio, di Rocco Tanica, di Faso, Cesareo, Meyer e Jantoman, quindi la cosa più poetica e romantica che sentiamo è «Tolsi gli occhiali per sembrare aitante / E l’avversario me ne diede tante», che inserito nel giusto contesto diventa essenzialmente uno stile di vita o un’esperienza che ti segna per sempre. Ecco cos’è Luigi il pugilista. È la storia di tutti noi. È il racconto di uomo che ha passato la vita a menare (soprattutto metaforicamente) gli altri, a mantenere le giuste distanze, a evitare coinvolgimenti di ogni tipo, a controllare ogni situazione, ad avere il coltello dalla parte del manico, a vincere anche barando, e poi, alla sola visione della donnina che tiene il numero dei round in corso, si toglie gli occhiali e ne piglia tante. Chi non c’è mai rimasto sotto per una così?! In fondo «quella donna bella che sembrava bella / Era soltanto un tipo». Quando ci raccontano nel nostro più intimo quotidiano, nelle nostre nevrosi da «ce l’ho piccolo» o «ho le mie cose», nei rapporti sociali, negli amori non da film, nelle bugie che cerchiamo di nascondere, gli Elio e le Storie Tese toccano vette difficilmente raggiungibili, perché in fondo ci sputtanano con il sorriso, come tutti i non-cazzari che giocano a fare i cazzari.

La fotografia utilizzata per la copertina è di Stefano Caporilli

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