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La pittrice francese Elizabeth Vigée Le Brun, tra i più prolifici ritrattisti della storia dell'arte, aveva 27 anni ed era già una pittrice affermata, in un secolo come il diciottesimo che vide l'affermazione di molte artiste donne, quando si ritrasse nell' Autoritratto col fiocco rosso (uno degli innumerevoli ritratti che fece a se stessa nelle varie epoche della sua vita).
Con cappello piumato, capelli personalmente acconciati in modo leggero, abito in mussola bianca e fiocco rosso, è bella e splendente come una ragazzina, ma non priva di sensualità e sicurezza del proprio fascino.
Scarse sono le fonti d'informazione sul suo conto, ma non c'è museo al mondo che non possieda qualcuno dei suoi innumerevoli quadri (sono più di 900 dipinti, tra i quali paesaggi, dipinti storici e 700 ritratti, 30 dedicati alla sua mecenate ed amica, la regina Maria Antonietta), testimonianze pittoriche delle abitudini, degli avvenimenti e dei personaggi più rappresentativi dell'Europa e della Russia del periodo a cavallo tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo.
Suo padre, Louis Vigée, era pastellista. Di sua madre si dice che fosse bella e saggia. Battezzata nella chiesa di Saint-Eustache a Parigi, fu poi messa a balia in campagna, a Épernon. Fu riportata a Parigi a sei anni, e messa in collegio al convento della Trinità. Qui si notò che la piccola Louise-Élisabeth disegnava dappertutto, sui muri della scuola non meno che sui suoi quaderni.La bambina aveva circa otto anni quando suo padre, estasiato davanti a un suo disegno, le profetizzò un avvenire di pittrice. A undici anni fu tolta dal convento e riportata a vivere in famiglia. Si dice che all'epoca si vedesse brutta e sgraziata, ma sta di fatto che passati i quattordici anni divenne una delle donne più belle di Parigi.
In quel periodo morì suo padre, ed Elisabeth, inconsolabile, decise di darsi completamente alla passione che aveva condiviso con lui, il disegno.
Si affermò precocemente come pittrice professionista, nonostante avesse solo quindici anni: gli ordini cominciarono ad arrivare, anche perché era divenuta la protetta di due grandi dame, Madame de Verdun, moglie di un fermier général (un grande appaltatore delle imposte) e la duchessa di Chartres.
Nel 1768 la madre di Élisabeth si era risposata con un ricco gioielliere, Jacques-François Le Sèvre e la nuova famiglia Le Sèvre/Vigée era andata ad abitare a rue Saint-Honoré, di fronte al Palais-Royal. Nel 1770 Maria Antonietta arrivò in Francia per sposare il Delfino.
Nonostante vivesse, per ragioni professionali, in un ambiente straordinariamente libertino, Louise-Élisabeth era una virtuosa signorina piccolo borghese, tanto da rifiutare spesso le richieste di ritratti che i mondani dell'epoca le facevano per incontrarla, ed è sorprendente la facilità con cui trovò il suo posto nella società dei grandi del regno.
Nel 1775 offrì due suoi ritratti all'Académie Royale, ottenendone in cambio l'ammissione alle sedute pubbliche. Il 31 maggio 1783 fu ammessa alla Accademia Reale di pittura e scultura (che divenne nel 1795 Académie des Beaux Arts), insieme con la sua diretta rivale, Adélaïde Labille-Guiard. Il suo maestro fu Gabriel Briard, pittore mediocre ma buon insegnante, che la presentò poi a Horace Vernet, allora al culmine della sua fama. Ormai Élisabeth si guadagnava da vivere facedo ritratti.
Il 7 agosto 1775 Élisabeth Vigée sposò Jean-Baptiste-Pierre Le Brun, pittore sfaccendato che sfrutterà la celebrità di sua moglie, giocatore accanito e altrettanto accanito donnaiolo. Tuttavia Mr Lebrun era anche un grande mercante di quadri, che fece molto per la carriera della moglie.
Il 12 febbraio 1780 Madame Vigée-Lebrun diede alla luce la prima e unica figlia, Jeanne-Julie-Louise. Si dice che continuasse a dipingere anche durante le prime contrazioni, e che a fatica si decidesse a lasciare i suoi pennelli durante il parto.
Il successo continuò dopo la maternità: i suoi ritratti in cui i soggetti femminili risultavano allo stesso tempo somiglianti e imbelliti le conquistarono la simpatia di Maria Antonietta, che fece di lei il suo pittore preferito.
Certo, il successo aveva il suo prezzo: la familiarità con l'ambiente di corte generò sul conto di Madame Vigée Lebrun pettegolezzi e vere e proprie calunnie che le attribuivano orge, dissipazione, relazioni adulterine con tutta Parigi - esattamente come avveniva per la sua protettrice Maria Antonietta. Le uniche liaisons che forse ebbe, furono quella con il conte di Vaudreuil, già amante della favorita della regina, Yolande de Polastron, duchessa de Polignac, e quella con Calonne, ministro delle finanze che succedette a Necker nel 1783.
Nell'estate del 1789 Madame Vigée-Lebrun era ospite di Madame du Barry, di cui aveva iniziato il ritratto. Le due donne sentirono tuonare il cannone dentro Parigi. L'antica amante del re avrebbe esclamato «Ai tempi del re Luigi XV queste cose non sarebbero accadute!».
La pittrice comunque non attese che la folla ostile venisse ad importunarla: nella notte fra il 5 e il 6 ottobre 1789 lasciò Parigi con sua figlia e 100 luigi, lasciandosi dietro il marito, i quadri e il successo. Dirà più tardi, della fine dell' Ancien Régime, «Allora regnavano le donne. La rivoluzione le ha detronizzate».
Mentre a Parigi infuriava la rivoluzione, la pittrice fu invitata, e continuò così a dipingere, in tutte le corti d'Europa - a Roma, a Vienna, a Londra, a San Pietroburgo, rifiutandosi di leggere i giornali, per non sapere quali dei suoi amici erano stati ghigliottinati.
Nel 1800 sua figlia sposò, contro la volontà della madre, un certo Gaëtan Bertrand Nigris. Questo evento fu per lei un vero strazio: delusa dal marito, ella aveva fondato tutto il proprio mondo affettivo su quell'unica figlia, che ora l'abbandonava. Le due donne non si riconciliarono mai del tutto.
Nello stesso anno tuttavia fu cancellata dalla lista degli émigrés e sarebbe potuta rientrare a Parigi - ma lo fece solo due anni dopo.
Nel 1805 la pittrice eseguì il ritratto di Carolina Murat, una delle sorelle di Napoleone, ma evidentemente l'ambiente non le piacque se il suo commento fu: «Ho dipinto delle vere principesse: non mi hanno mai infastidita e non mi hanno mai fatto aspettare».
Nel 1809 Madame Vigée-Lebrun, a 54 anni, prese a vivere tra Parigi, dove aprì un salotto, e Louveciennes, in una casa di campagna vicino al castello di Madame du Barry, alla quale prima della rivoluzione aveva fatto 3 ritratti.
Tra il 1813 e il 1820 perse quanto le restava del nucleo familiare: l'ex marito nel 1813, la figlia nel 1819, il fratello Louis-Jean-Baptiste-Étienne (nato nel 1758) nel 1820.
Verso il 1835, a 80 anni, pubblicò i propri Souvenirs, che ebbero un grande successo e restano a tutt'oggi un documento molto interessante sugli sconvolgimenti dell'epoca in cui ella aveva così intensamente vissuto, conoscendo tutti i personaggi importanti, gli artisti e le corti del suo tempo.
Morì, in età piuttosto avanzata, il 30 marzo 1842, e fu sepolta nel cimitero di Louveciennes.
Già in vita alla pittrice francese andarono numerosi riconoscimenti, pure non mancarono i dissensi sul suo talento e valore artistico.
La prima annotazione critica le fu tributata nel 1774 da Jean Baptiste Pierre le Brun che, sull’Almanach, scriveva che: i suoi ritratti erano composti con gusto, che il sentimento vi brillava ed i colori erano vigorosi.
L’Année Littéraire la pose al primo posto fra i ritrattisti in genere e arrivò persino a paragonarla a Rubens.
Notevole successo le derivò da alcune opere notevoli eseguite a Napoli, come il Ritratto di Giovanni Paisiello e il Ritratto di Emma Hart come Baccante distesa su una spiaggia, e critiche positive le giunsero anche da parte della nobiltà polacca e russa durante i suoi soggiorni in Russia.
Alcuni critici invece, la definirono leziosa, altri le criticarono politicamente i ritratti eseguiti per l'autrichienne, la regina Maria Antonietta, altri ancora biasimarono che dipingesse soggetti storici senza avere competenza di Storia, quasi tutti non le perdonarono di essere una donna che veniva retribuita più dei colleghi maschi.
Dopo la sua morte, il Journal des Débats pubblicò un necrologio in cui Elizabeth veniva considerata peintre d’histoire et de portraits, definizione che sicuramente l'artista avrebbe apprezzato, ed è proprio così che bisogna giudicarla, sia pittrice storica che ritrattista, se si vuole attribuire il giusto riconoscimento alla sua prolifica produzione.
Nella sua lunga vita Elizabeth dipinse quadri riccamente colorati, soprattutto a pastello, con una incredibile precisione della resa tecnica, imprimendo toni morbidi e soavi agli incarnati degli innumerevoli volti che immortalò sulle tele, documentando instancabilmente con la sua arte i cambiamenti drammatici del tempo. E è proprio il valore di documento storico dei suoi dipinti, insieme alla indubbia bellezza artistica, che rendono estremamente interessante ancora oggi l'opera di Elizabeth Vigée Le Brun.
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