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Elles

Creato il 21 marzo 2015 da Jeanjacques
Elles
Ogni epoca ha le sue manie e le sue mode. Duole ammetterlo, la cosa si riscontra anche nei fatti di cronaca. Notate che ogni sei mesi giornali e talk show ci bombardano mediaticamente con servizi su un tema che c'è sempre stato, solo che d'improvviso sembra diffondersi come un morbo? Penso a quando, qualche anno fa, non si faceva che parlare di stupri. Poi era toccato alle mamme assassine e poi agli infanticidi. Tutte cose molto gravi e che vanno raccontate al mondo, perché solo facendo conoscere una certa realtà la si può comprendere e combattere... ma ogni cosa ha un giusto limite. A lungo andare, la cosa diventa solo e unicamente di cattivo gusto e si ottiene l'effetto contrario a quello desiderato. Ci si trasforma in tanti piccoli Spike Lee, solo che lui almeno è mosso da intenti nobili. Uno dei vari temi che aveva sfondato (che brutto gioco di parole) all'epoca era quello delle studentesse che si prostituivano e i giornali ci erano andati a nozze. A raccontarlo su celluloide di aveva pensato anche il buon Ozon con il (per me) deludente Giovane e bella, ma per fortuna ci siamo risparmiati tutta la serie di opere a tema che poteva nascere da un filone simile. Dopo un quantitativo di tempo che sembra una distanza di sicurezza era arrivato anche il film Elles, che ho reperito tramite le mie solite scelte casuali nel cestone dei dvd della biblioteca pubblica, funzione che quasi quasi penso possa far nascere una rubrica a tema. Ma conoscendomi, sono così pigro che non farò manco quello, lasciando il massimo dei miei sforzi alla pesca casuale dei film.

Anne è una giornalista parigina del giornale Elle che deve fare un servizio sulla prostituzione delle studentesse della città. Ha così modo di incontrare la polacca Alicja e la conterranea Charlotte, due ragazze con dei vissuti e delle intenzioni diverse. Le sedute avvengono regolari, ma Anne ne rimane profondamente scossa e cambiata ogni volta, creando dei veri e propri scombussolamenti nella sua vita privata e sessuale...

Penso che la bellezza non sia un qualcosa di assoluto, ma un particolare che, come ogni cosa sentita o portata da una persona, cambi con essa. Juliette Binoche ne è il perfetto esempio, perché in questo film, in cui ha recitato all'età di quarantasette anni, mostra una bellezza tutta sua. Non una bellezza da copertina tipica delle giovani modelle, ma un qualcosa che riesce ad allietare la vista nonostante mostri tutti gli inevitabili segni dell'età - e in molte scene appare persino struccata senza che la cosa cambi. Una scelta che fa denotare quanto coraggio abbia avuto nel portare sullo schermo le gesta di una donna adulta e madre di famiglia che scopre la propria sessualità, in quello che è un mondo ancora maschilista e che, per quanto si bagni le labbra di uguaglianza, ancora non riconosce alle donne quelli che sono i diritti fondamentali di ogni Uomo - notare la maiuscola. E lei offre la sua recitazione e il suo corpo a un film non semplice, uscendone a testa alta anche nel confronto fisico con le più giovani colleghe Joanna Kulig e Anais Demoustier, anche loro molto belle in una maniera molto personale. Oltre a questo cosa rimane, però? Diverse cose, sia positive che negative, ma a pari merito numerico. Il tema non è semplice e si rischiava di entrare nel classico dramma d'inchiesta con dei momenti di softcore gratuito... cosa che per certi versi avviene, ma non nuoce in maniera particolare alla pellicola. Forse perché l'intento di mostrare il mondo della prostituzione non era tanto negli intenti della regista e sceneggiatrice Malgoska Szumowska, rea comunque di mettere in scena un qualcosa di troppo patinato e che toglie molto dello sporco e dello schifo che un mondo simile dovrebbe offrire. Con questo non voglio dire che alle due studentesse capitino solo ricconi palestrati, ma si trattengono sempre su un range economico piuttosto alto e il pericolo fisico è mostrato solo in una rapida scena, non agguerrita come magari avrebbe dovuto essere. Ma dicevo, l'intento era quello di parlare d'altro. La prostituzione è solo un tramite per arrivare a quel fine, quello di scavare nella mente di una donna apparentemente realizzata che però, alla fine, non lo è così tanto. La sua esistenza è dedica al lavoro e la sua famiglia è disgregata da dentro. Il figlio più piccolo bada solo ai videogiochi mentre quello più grande, che per me si meriterebbe solo due sberle, afferma con sicurezza di non voler diventare come i genitori, quella madre e quel padre che stanno insieme per contratto e che si sfiorano nonostante vivano nella stessa casa. Le interviste sono quindi scandite dai blandi ritmi della quotidianità, dai doveri coniugali che rischiano davvero di diventare la tomba dell'amore - ma comunque la piccola e inutile parentesi sul padre malato non ho ben capito a cosa serva,. a parte sottolineare l'incomunicabilità coi genitori, tematica che però viene dimenticata in fretta e furia durante il film. Alla fine, chi è più prigioniera fra Anne e le due ragazze prostitute? Lo sono tute e tre. Le seconde sono schiave volontarie della propria condizione, mentre la prima ne era inconsapevole. Ma come si fa a essere consapevoli di qualcosa quando la società ci impone dei ruoli, dei doveri e dei meriti da conquistare? A un tratto mi è sembrato che il film volesse parlare di libertà e come questa la si voglia raggiungere. Alicja e Charlotte alla fine fanno quel mestiere perché vogliono ottenere un'indipendenza economica che permetta loro di alzare il proprio livello di vita, Anne invece si trova in una gabbia sociale che non può scalfire manco se volesse, tanto vi è invischiata dentro. E il finale non lascia speranza: la realtà è sempre dura da affrontare, ma c'è chi preferisce seppellirla sotto un comodo quieto vivere e continuare facendo finta di nulla. D'altronde, la scelta è solo nostra.

Da vedere soprattutto per la prova fisica e totale della Binoche, attrice trattata decisamente male nel recente Godzilla. Ma anche per riflettere su una tematica femminile trattata da una donna.Voto: 

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