Mi basta passare ai posteri come quello del taglia e cuci.
James Joyce
Il Collage è la dimostrazione dei tanti che diventano uno, con l’uno che resta sempre irrisolto per colpa dei tanti che continuano ad avere un peso. Tutte le definizioni di montaggio hanno un comunue denominatore: sottointendono che il significato non si trovi in un frammento ma sia dato dalla giustapposizione dei frammenti.
Lev Kulesov, uno dei primi registi russi, alternò le immagini del volto impassibile di un attore con quelle di una scodella di zuppa, di una donna in una bara e di un bambino con in mano un giocattolo. Gli spettatori del film elogiarono la recitazione dell’attore: per quanto distaccato, videro nel suo volto fame, dolore e affetto. In altre parole videro quello che non c’era nelle immagini slegate. Il significato e l’emozione non erano dati dal contenuto delle singole immagini ma dal rapporto tra un’immagine e un’altra.
Il romanzo collage di Renata Adler, “Speedboat“, appassiona per i frenetici e irregolari cambiamenti di accento e tono della voce. Si confida, ragione, racconta una storia, snocciola aforismi, liquida aforismi e poi liquida il tutto. Se in un paragrafo è criptica, in quello dopo è chiara. Cambia argomento come un genio schizofrenico e rende irrazionale una cosa sensata. idee, esperienze ed emozioni sono inscindibili. Cosa dirà adesso? Il libro prende forma: le immagini ricorrono, le idee si intrecciano, i nomi riappaiono. “Non fidatevi mai fino in fondo di me”, dice e così dobbiamo continuare a leggere, perché sappiamo che esisterà sempre un altro punto di vista in ogni caso. E ci chiediamo: per quanto riuscirà a tirare avanti così?
Questo è un esperimento di plagio creativo.
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