Probabilmente, a chi è abituato a svegliarsi col sentimento angoscioso di quel 6 e 48 incombente, o a chi deve convivere con pisolini pomeridiani che hanno come colonna sonora sferragliare di rotaie e fischiare di capotreni, o a chi comincia a chiedere alla propria moglie se può favorire il biglietto, il titolo di questo articolo sembrerà un imperdonabile controsenso e un’impronunciabile bestemmia. Certo la vita di chi oscilla tra due città non è la più facile ma è necessario riconoscere che porta con sé tanti, sotto valutatissimi, aspetti positivi.
Di fatto, il tempo non assumerà più valore perché lo stiamo passando dentro a una casa, in un parco, dentro a un filobus, sopra a un lampione. Un pendolare serio e consapevole imparerà presto che quei momenti trascorsi gettati su una panchina hanno un significato. Che tutto quell’ammontare di ore fatto di minuti e minuti di attese non è solo tempo per sbuffare e per guardarsi intorno imbronciati, ma può diventare uno spazio bianco, ottimo per pensare, per leggere, per dimenticare, per starsene da soli o per attaccare bottone coi vecchietti.
Inoltre lo spirito del pendolare consapevole si plasma in un modo tutto particolare e quest’ultimo impara a ragionare utilizzando il quarto d’ora come unità base, al posto dei cinque minuti, e di conseguenza, tutte le soste sono più rilassate.
Un esempio pratico dove si mette in luce la stoica virtù sviluppata col pendolarismo è la cena al ristorante. Quando il cameriere si presenterà dopo una biblica attesa, trovando già un paio di commensali impiccati attorno al tavolo, mentre un altro, in preda a delirio senecano, affermerà tra le lacrime di lasciare agli amici come regalo l’esempio della sua vita integerrima mentre tenterà di aprirsi i polsi col coltello del pesce, il pendolare consapevole esclamerà giulivo: “E’ già arrivata la pappardella!”.
Se il nostro sventurato sentenziatore ancora non è convinto e, probabilmente confuso dalle vostre manate, continua a portare avanti la propria tesi, aggiungete che, oltre al vertiginoso aumento delle probabilità di raggiungere il nirvana, il pendolare aiuta il caso a mettergli seduto accanto il futuro amore della sua vita, o il suo migliore amico, o il suo migliore amico, diventato poi amante dell’amore della sua vita.Ad ogni modo, statisticamente parlando, sarà più semplice rimescolare le carte e aggiungere dettagli divertenti rispetto alla piatta vita del lavoratore-uscio-e-bottega o della studente in sede. In più, se siete uomini viziosi, il tempo passato in lenti treni sbuffanti o in rapidi autobus cigolanti, vi terrà lontani da pacchetti di sigarette da incenerire, frigoriferi da svuotare, bottiglie di cognac da prosciugare e connessioni internet a cui attaccarsi. Detto questo, non vi resta che licenziarvi e trovare un posto di lavoro che sia a non meno di 50 chilometri di distanza dal vostro letto o, in caso ne siate già provvisti, apprezzare fino in fondo le inattese gioie del pendolarismo.