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Elogio della brevità?

Creato il 22 luglio 2011 da Mdalcin @marcodalcin

Elogio della brevità?Si fa un gran parlare ultimamente della lunghezza dei racconti, della lunghezza dei romanzi e dei post e degli articoli nel nuovo millennio. Tutti sono abbastanza d’accordo che la tendenza è la brevità. Tutto si contrae per vari fattori, ma sostanzialmente per due ragioni: la prima è l’incapacità della mente umana ormai sollecitata da mille stimoli, dai link, dalle immagini, di concentrarsi su un unico testo; la seconda è la scomodità di leggere sul pc e quindi la perdita di attenzione che sopraggiunge inevitabilmente prima.

Ci sono però nuovi elementi che potrebbero far mutare questa previsione. I monitor stanno migliorando sempre più, l’ipad che tra poco invederà il nostro mondo in modo massivo, è un e-reader a conti fatti, in grado di sostituire addirittura le pagine di carta. Il problema dell’usabilità mi sembra già, se non a breve, superato. E una volta risolto questo problema, potrebbe tornarci la voglia di leggere articoli e post più lunghi e elaborati. Non nego che ogni tanto, quando mi imbatto in un testo online, relativo ad uno dei miei argomenti-ossessione, più sostanzioso della norma, provo una leggera eccitazione mentre mi accingo a leggere, come se il mio cervello dicesse: “oh, finalmente qui ho più informazioni, ho un approfondimento maggiore e tutto nella tessa pagina…” Sono stanco di tutti questi spizzichi e bocconi, accidenti. Ogni tanto avrei voglia che gli argomenti fossero sviscerati per bene in un unico articolo.

Altra considerazione tipica: gli anni 10, saranno gli anni del racconto e della fine del romanzo. Chi ha voglia più di sciropparsi romanzi di 400 pagine e rotti? Nessuno più riesce a mantenere l’attenzione e stare incollato ad una storia per così tante pagine. Ebbene Maximo Chehin, noto autore di racconti in questo articolo , afferma esattamente il contrario: il racconto, essendo un concentrato di idee, di caratteri, di storie, andando all’osso, non diluendo nulla, presuppone una concentrazione notevole, un’attenzione che i lettori di questo millennio non hanno più. Paradossalmente quindi è più facile leggere distrattamente, senza troppa fatica, le pagine semplificate, più lente, “annacquate” in senso buono, di un bel romanzone.

Questa considerazione mi fa venire in mente Umberto Eco che in passato aveva tentato di riproporre i tre moschettieri in versione semplificata, tagliando quindi le lunghe descrizioni e digressioni che in apparenza non aggiungevano nulla alla bellezza della storia con il risultato di ottenere un libro, come da lui ammesso, senza alcuna suggestione, completamente mutilato del suo fascino. Altro che less is more…


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