"Hyperion" (di John Keats, 1818-19)
Tra i lunghi capelli
chiamati deserto,
allievo e maestro si nutrono di fiori di tabacco
mentre le loro spose,
di seta,
intrecciano sensazioni da vendere nell’aldilà
al prezzo di un’oasi e due cammelli di zucchero.
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Avvolti nelle vesti sacerdotali
affrontano scale di diverso colore
mutando forma nell’amplesso dei versi
e sussurrano:
“Dio, il tuo tempio è falso,
ma ha un buon profumo,
e di questo ti ringraziamo”.
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Nella notte di marzapane
si schiudono ricordi
per poeti anziani,
forgiati nelle intemperie
di vite che nessuno ricostruirà:
sono troppo pochi
i bisogni dei piccioni
per sommergere aquile di pietra.
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Nonostante il deserto,
l’acqua si fa soffocante.