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Elogio I, 21: Del sambuco e della rosa canina

Creato il 14 marzo 2014 da Gigionaz
Il sambuco è un alberello che mi è risultato antipatico per buona parte della vita.
Quando si andava a fare le gaggie1) per i conigli te lo trovavi sempre di mezzo e il pennato non lavorava bene. Eravamo bambinetti di 10 anni e si andava nei boschi dietro casa con la roncola, il pennato o la falce, su richiesta dei genitori. Ve li immaginate oggi due decenni che prendono un'accetta su richiesta dei parenti per andare a far cibo per i conigli?
Elogio I, 21: Del sambuco e della rosa canina
E' stata, di certo,  una fase selvaggia e maleducata quella, primitiva e senza coscienza. Arretrata.
Ma ci cadevano quasi tutti i vecchi, che forse avevano stretto un patto con lo spirito della lama, per non far tornare tagliato nessun bimbetto.
Noi avevamo il pennato e la roncola come amici e non li temevamo. Per le spine della gaggia ci pensava un qualche esorcismo recitato lungo la strada asfaltata, prima di entrare nel bosco.
Era un percorso rituale. Le gaggie erano dappertutto, ma noi si andava a raccogliere rami e frasche in punti imprevedibili. E sono ora sicuro che si entrava nel bosco solo quando si sentiva di aver terminato l'abluzione spirituale e si era stabilito il patto di acciaio con la pianta. Che avrebbe tenuto le spine lontane dalle nostre braccia e ci avrebbe permesso l'officio al dio coniglio.
Tra le sacre gaggie cresceva il sambuco, come anche la stipa, il castagno, l'àgoro. Piante buone a nulla, a quei tempi, salvo che per far crescere funghi e, l'àgoro, per dare qualche bacca che lasciava la bocca allappata.
Il sambuco macchia come un dannato e il suo sugo viola non va via dalle magliette. Se ci parcheggi sotto, come a me capita ogni estate, ti trovi l'auto a pois rossi e violetti e poi, gradualmente, neri ed azzurri.
Elogio I, 21: Del sambuco e della rosa canina
Oggi che non si allevano più conigli come cibo, e non si danno ai bambinetti di 10 anni nemmeno le forbici per tagliarsi le unghie dei piedi, il sambuco si è preso la sua vendetta: se raccogli le bacche quando sono proprio mature (lo vedi perchè si spaccano piene di succo appena le premi) e le passi dentro un setaccio per raccogliere i semini, ci puoi fare una marmellata di gran pregio.
Cioè. E' buona, ma il suo valore deriva dall'essere di certo naturale. Ai nostri corpi, oggi protetti da ogni forma di natura, siano spine o pennati, ma anche rugiada e profumo di bosco, diamo il contentino, immaginandoci un progresso di spirito civile.
La marmellata di sambuco viene meglio se, invece del setaccio, usi la centrifuga elettrica. Che separa il succo da semi e bucce senza fatica. E in questo modo  la marmellata di sambuco diviene un segno dell'unico futuro che ci si può augurare: quello che conviene a chi si bagna i piedi nell'erba umida insieme agli amici e poi torna a casa al caldo, e si prende pure qualcosa, se ha il mal di testa.
Elogio I, 21: Del sambuco e della rosa canina
Un po' più complessa è la storia della rosa canina, ovvero della rosa nature, quella che si trova nei boschi, cinque petali larghi e una bacca rossa e dura piena di semi e di peluria urticante.
Elogio I, 21: Del sambuco e della rosa canina
Innanzitutto appartiene ad una età più adulta, complicata dalle rime di Orazio e dai primi gesti di impegno, personale e politico. E dunque la rosa canina è entrata nell'olimpo dei simboli come una sorta di metafora, o di allegoria. La rosa innanzitutto è una rosa è una rosa è una rosa, come in una qualsiasi quest medievale, e come simbolo del mistero senza fine bello aveva già la sua centralità dolorosa, ai tempi, nell'universo di immaginazioni e di speranze.
La rosa canina punge meno acutamente delle gaggie - che hanno spine come pugnali, lunghe e affilate. Le spine della rosa selvatica, però, sono molto più numerose e invisibili e, ricurve, mordono come piccoli artigli, dando senso al loro valore allegorico.
Le bacche si raccolgono d'autunno avanzato, quando il cielo potrebbe trarre in inganno, con l'aria che, se non iniziasse a svuotarsi, sembra quasi pullulare di gemme 2), e ti inganna, e fa pensare alla primavera.
Raccolte, le bacche, a chili, inizia la fatica di lavarle, aprirle, svuotarle dei semi e delle pelurie urticanti che - guai a farle finire nel pentolo - possono rendere il palato un inferno. Qui non vale la centrifuga, si deve per forza usare il passino, per ore e ore. Ed è meglio essere in due, almeno, ed avere qualcosa da dire.
La rosa canina, e la procedura per ridurla a marmellata deliziosa, è un elogio essa stessa all'amor coniugale.
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1) Garfagnino per acacie, robinie
1) gèmmea l'aria, si legge, infatti in Novembre di Pascoli.

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