Alcune amicizie a me particolarmente care, tanto artistiche e lavorative quanto più strettamente private, sono state senza ombra di dubbio un colpo di fulmine che riserva tutt’oggi piacevoli sorprese, ricordandoti che alcuni percorsi di vita spesso si intrecciano e regalandoti momenti di gioia simbiotica inattesi. Elsa Martin la conobbi quando ancora tanto io quanto lei muovevamo i primi passi decisi nelle nostre passioni, che seppur diverse avevano come comune denominatore il desiderio di vivere e nutrirsi di arte. A distanza di anni, l’ascolto di una canzone su YouTube mi permette di riassaporare una voce familiare: quella di Elsa. Il brano si chiama La Lûs ed è il primo singolo tratto dall’album vERsO, una produzione coraggiosamente tradizionalista ed innovativa insieme, in un dialogo fra le radici di un tessuto sociale maestro di vita e il rinnovamento, che rappresenta appunto il verso, la direzione a cui volgere le proprie aspettative. La scelta del filo conduttore vERsO che intitola l’album è un chiaro riferimento al passato, racchiude infatti il verbo “ero” oltre che un volgere al futuro. Tredici brani prodotti da Alberto Roveroni ed Effettonote, di cui sei della tradizione, alcuni cantati dal Trio vocale di Givigliana, ed altri sei originali in friulano ed italiano composti dalla stessa Elsa Martin assieme a Stefano Montello (testi) e Marco Bianchi (arrangiamenti), per terminare con una cover, La ninnananna di Bruno Lauzi, omaggio al grande cantautore. La particolarità dell’opera del racchiudere questi elementi, apparentemente contrastanti, ma in realtà fortemente storici, autobiografici, densi di significato e ricerca di originalità eclettica oltre che di ricchezza culturale, è ben introdotta dallo spettacolo di presentazione e promozione del disco, che sta muovendo i primi significativi passi toccando diverse regioni d’Italia. Uno show fatto di musica, immagini e narrazione in cui si cerca di esprimere l’intenso e complesso mondo friulano di oggi, raccontando ciò che si era, ciò che si è e ciò che si vorrebbe diventare.
E non si può certo dire che la brava Elsa Martin non stia facendo un percorso artistico di livello, un percorso dove non mancano tappe significative come un diploma in musica jazz con il massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio di Klagenfurt (Austria). Inoltre, ha avuto modo di confrontarsi con personalità di livello mondiale quali Tran Quang Hi, Friedrich Glorian, Tapa Sudana, Joji Hirota, Tadashi Endo, solo per citarne alcune, grazie a diverse scuole e workshop, oltre che rassegne musicali e concorsi. Nel 2006 partecipa, ospite della cantante brasiliana Rosa Passos, al Festival Internazionale Jazz delle Canarie mentre nel 2009 è ambasciatrice in musica al Ministero dei Beni Culturali, oltre che protagonista di numerose esibizioni all’estero. Insegnante di canto moderno e jazz ha recentemente duettato con Giò Di Tonno in occasione del concerto di beneficenza per l’Emilia “Sotto lo stesso cielo”. Si intravede dunque una nuova “lûs” nel firmamento della musica d’autore, che, ispirata alla sperimentazione e all’improvvisazione care al jazz, porta nel cuore i valori ladini del folclore e vive di nuove ricerche sonore, che meritano di essere ascoltate, se non altro per il coraggio di usare una lingua regionale e storica per fare avanguardia musicale con radici etnografiche. Un modo per svecchiare la nostra storia e trovarci del buono come ricchezza per il futuro, in cui sono già tracciati nomi musicali di giovani di saliente talento, come quello di Elsa Martin, non a caso nominata tra i finalisti delle Targhe Tenco 2012.
Fotografie di Cesare Bellafronte (1) e Federico Gallo (2)
L’immagine che apre l’articolo è di Federico Gallo