EMANUELE GRECO - recensione per MAE Milano Arte Expo - Gualtieri di San Lazzaro, Parigi era viva. La capitale dell’arte nel ventesimo secolo, a cura di Luca Pietro Nicoletti, Mauro Pagliai Editore, Firenze, 2011. «Parigi era viva è un libro che gli appassionati dell’arte del Novecento, specialmente i più giovani, dovrebbero leggere». È questo il pensiero che chi scrive questa recensione ha avuto subito dopo aver letto il libro. Ogni persona che si avvicina alla storia dell’arte contemporanea, infatti, impara a conoscere i grandi protagonisti dell’arte del Novecento, come, per esempio, Picasso, Matisse, Kandinsky, Arp, Miró, Chagall, soltanto attraverso il filtro ufficiale dei libri scolastici - i cosiddetti “manuali” - che, se da una parte risultano utilissimi - se non indispensabili - per apprendere, almeno in maniera preliminare, la storia di quegli avvenimenti, dall’altra finiscono inevitabilmente per concorrere a costruire nella mente di chi li legge una concezione quasi “mitica” di quei personaggi.
In questo modo un testo come Parigi era viva, edito per la prima volta da Garzanti nel 1948 (Premio Bagutta Opera Prima nel 1949) e una seconda, in una versione accresciuta, nel 1966 per Mondadori, diventa una testimonianza rara e preziosa proprio per il vissuto umano che traspare dalle sue pagine, dove le personalità di quei protagonisti dell’arte del Novecento, calate in una contingenza così lontana dal mito, cominciano a delinearsi con tutti i pregi e i difetti propri di ogni uomo.
Il libro, infatti, è una lunga autobiografia, raccontata come un romanzo in “terza persona” sotto lo pseudonimo di Silvio, di un illustre editore e critico d’arte, ma anche gallerista e scrittore, ovvero Gualtieri di San Lazzaro (al secolo Giuseppe Papa, Catania, 1904 – Parigi, 1974), che dal 1924 e quasi ininterrottamente per cinquant’anni - con l’esclusione di un breve periodo romano tra il 1943 e il 1949 - visse e lavorò a stretto contatto con i grandi personaggi del cantiere artistico moderno di Parigi. Il romanzo fornisce uno spaccato di quel clima artistico - vi si narrano infatti gli avvenimenti relativi ad un periodo compreso tra la metà degli anni Venti e gli inizi degli anni Sessanta -,che diventerà presto “mito moderno”, attraverso la prospettiva personale e del tutto particolare di San Lazzaro.
Da destra a sinistra: Luca Pietro Nicoletti, Francesca Magro, Giancarlo Ossola
Nel libro, quindi, convivono, fino ad unirsi inscindibilmente, ragioni estetiche, pagine di critica d’arte, memorie autobiografiche dell’autore, finzioni letterarie e aneddoti, a volte al limite del pettegolezzo, di tanti personaggi, maggiori e minori – siano essi artisti, letterati, critici, studiosi, mercanti, ma anche persone comuni -, di quella pulsante e dinamica città negli anni in cui fu, a detta di molti, l’indiscussa capitale dell’arte nel ventesimo secolo.
Leggendo il libro, quindi, si può avere la possibilità di trovarsi nello studio, dall’ordine perfetto, di Kandinsky, dove si può anche comprendere, come accade al protagonista del romanzo, perché «una macchiolina d’inchiostro fosse diventata per Kandinsky una cosa viva, un’illuminazione: il punto. Solo quell’ordine esemplare del suo spirito, del suo organismo e dell’ambiente in cui viveva, gli aveva potuto consentire di chinarsi con tanto amore sul più piccolo dei segni formali: il punto». [Estratto da Gualtieri di San Lazzaro, Parigi era viva. La capitale dell'arte nel ventesimo secolo, a cura di Luca Pietro Nicoletti, Mauro Pagliai Editore, Firenze, 2011, p. 187].
Oppure si può avere la possibilità di incontrare, negli anni immediatamente seguenti alla fine della guerra, Pablo Picasso perso in una strada parigina alla ricerca di un negozietto di uccelli visto di sfuggita dall’artista pochi giorni prima, e intuire che quell’episodio così ordinario e all’apparenza insignificante è, forse, solo una metafora per indicare il cambiamento totale che la catastrofe della guerra aveva apportato alla città e al suo fervido clima culturale. [Cfr. Gualtieri di San Lazzaro, Parigi era viva cit., pp. 223-224].
Impressionanti sono anche le descrizioni fisiognomiche di alcuni personaggi,sotto cui si cela quasi sempre un ritratto caratteriale, fornite da San Lazzaro nel suo libro. Dello scultore Arp, per esempio, egli scrive: «Era insomma difficile stabilire un rapporto concreto, inscindibile, fra il suo aspetto di poeta monacale e le sorprendenti sculture ch’egli andava realizzando con quelle sue mani di poeta. C’era da giurare che le sue mani non avevano mai toccato la creta, il gesso o il pennello. Erano mani di poeta, che appena potevano sopportare la penna». [Estratto da Gualtieri di San Lazzaro, Parigi era viva cit.,p. 169].
Per quanto riguarda Chagall, invece, l’autore afferma che già nei tratti del suo volto si potevano comprendere le due “facce” della sua pittura: «[...] il profilo destro estroso, l’occhio raggiante e aggressivo, i bianchi capelli arruffati; il profilo sinistro leggermente angosciato, l’occhio meditativo; metà mistico, insomma, e metà dionisiaco, come la sua pittura». [Estratto da Gualtieri di San Lazzaro, Parigi era viva cit., p. 274].
Oltre a questa ricchezza di vissuto umano, che da sola varrebbe la lettura del libro, Parigi era viva presenta un ampio contenuto di critica d’arte, tanto da potersi definire come una piccola storia dell’arte moderna proposta secondo la prospettiva militante dell’autore. Della complessità del libro ci informa Luca Pietro Nicoletti, giovane storico dell’arte che da tempo si occupa della figura di Gualtieri di San Lazzaro, nella sua puntuale introduzione alla nuova edizione di Parigi era viva – riproposta dall’editore fiorentino Pagliai nella versione accresciuta del 1966 -, che proprio all’interessamento del giovane studioso deve la sua riscoperta.
Nell’ottica della storia della critica d’arte, infine, è interessante quanto Nicoletti fa notare, nel suo già ricordato saggio introduttivo, riguardo al diverso significato che viene ad assumere il titolo del libro nelle due edizioni. Se nella prima edizione, quella del 1948, il titolo Parigi era viva voleva alludere ad una vivace stagione artistica stroncata irrimediabilmente dalla barbarie guerresca nazista; nella seconda, del 1966,che presenta, come si è detto, alcune significative aggiunte - ovvero specialmente la terza parte, molto più cupa rispetto alle prime due -, era invece l’approdo della Pop Art americana alla Biennale di Venezia del 1964, e l’assegnazione del premio di pittura a Rauschenberg, a decretare la “morte” culturale di Parigi, città che aveva visto nascere e svilupparsi quel milieu artistico di cui San Lazzaro era stato testimone, e che adesso, invece, sembrava a lui perduto per sempre.
[Cfr. Luca Pietro Nicoletti, Memorie di un mancato mercante di quadri, in Gualtieri di San Lazzaro, Parigi era viva cit., p. 31].
Emanuele Greco
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Emanuele Greco
Emanuele Greco
Critico e curatore delle mostre di SIMBOLI ART GALLERY, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, fondata nel gennaio 2011 a Firenze (vedi LINK).
Nato nel 1981, storico dell’arte e critico, laureato all’Università degli Studi di Firenze ed attualmente iscritto alla Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici dell’Università degli Studi di Siena. Mail: [email protected].
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MAE Milano Arte Expo [email protected] ringrazia Emanuele Greco per la recensione del libro Gualtieri di San Lazzaro, Parigi era viva. La capitale dell’arte nel ventesimo secolo, a cura di Luca Pietro Nicoletti, pubblicato da Mauro Pagliai Editore di Firenze.
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