Quasi contemporaneamente al “no” di Benedetto XVI alla ricerca sulle staminali embrionali a conclusione del Convegno internazionale sulle cellule staminali adulte promosso dal Pontificio Consiglio della cultura, in quanto tecnica che distrugge sempre un essere umano, è arrivato il “no” anche da parte della prestigiosa azienda americana di biotecnologie Geron Corporation .
Saremmo illusi se pensassimo che i due eventi possano essere legati. Il vero motivo è economico, come spiega Paolo De Coppi, prestigioso ricercatore italiano primario del Great Ormond Street Hospital di Londra, tra i più importanti centri al mondo per la chirurgia e l’oncologia pediatrica e coordinatore di un gruppo di scienziati dell’università di Harvard e dell’Istituto di medicina dell’Università di Wake Forest, nel North Carolina (Stati Uniti), con i quali, lo scorso anno, a soli 35 anni, ha scoperto la presenza di cellule staminali nel liquido amniotico. Cattolico, è decisamente contrario all’utilizzo delle embrionali per gravose questioni etiche e si è adoperato in prima persona per tentare di risolvere il problema. Assolutamente da prendere come modello per tanti!
L’azienda Geron, in questo momento di insicurezza economica, ha deciso che non era il caso di continuare con le embrionali e solitamente si taglia quel che non è necessario o poco utile. Si tenga conto anche che solo poche settimane fa la Corte di giustizia europea ha stabilito la non brevettabilità delle cellule embrionali (cfr. Ultimissima 23/10/11). Fare ricerca sulle embrionali pare essere omrai cosa obsoleta, e sembra affermarlo anche De Coppi: «Posso dire che fino ad ora le cellule staminali adulte hanno dimostrato di essere le più utili e anche le più sicure sull’uomo e considero molto importante informare sui progressi reali della scienza. Sul trial clinico della Geron si concentravano molte aspettative nel campo delle embrionali, è possibile che gli stessi investitori si siano resi conto che non c’era più convenienza nell’andare avanti. Voglio ricordare un altro studio appena pubblicato in questi giorni su Lancet: in pazienti colpiti da infarto sono state prelevate cellule cardiache poi reiniettate dopo espansione in laboratorio. Queste cellule autologhe sono risultate capaci di riparare i tessuti danneggiati del cuore. Davvero un grande risultato».
L’investimento sulle staminali adulte, conclude, «può essere, almeno a breve termine, il più efficace in termini clinici». Tanti altri scienziati e specialisti hanno ribadito le stesse identiche cose (cfr. Ultimissima 24/10/11).