Gino Strada, foto dalla rete
Sin dalla sua nascita il gruppo di Emergency ha puntato alla "medicina di qualità" inserendo nei suoi programmi la costruzione di ospedali degni di questo nome nei paesi nei quali operava (16 dall'inizio della sua storia), la pratica di una medicina efficace e di alto livello e la formazione del personale locale. Assieme all'intervento nelle zone di guerra vi è sempre stata la denuncia e la lotta contro le cause che generano le guerre e contro le politiche "di guerra" di molti governi occidentali. Da subito Emergency si è resa protagonista di una dura battaglia per il bando delle mine-anti uomo, uno strumento diabolico che ancora oggi crea enormi danni umani in luoghi ove le ostilità sono terminate da decenni. Così come non si è mai sottratta, attraverso le parole del suo leader Gino Strada, di criticare con forza scelte fatte dal governo italiano nelle guerre in Afghanistan o in Iraq.In Africa oggi Emergency è presente in Sudan, in Sierra Leone e in Repubblica Centro Africana (oramai nel pieno di una guerra civile), mentre ha chiuso i suoi interventi in Angola, Algeria, Ruanda e Eritrea.
Stando ai dati di Bilancio del 2011, Emergency ha raccolto circa 26,1 milioni di euro (il 43% proveniente da donazioni private e il 30% dal 5 per mille) di cui il 91% sono stati spesi nei progetti. In particolare, l'intervento in Sudan (dove Emergency è presente dal 2004) che si basa sul Centro di Cardio-chirurgia Salam e da tre centri pediatrici, costa all'incirca 12-13 milioni di euro (comprensivi dell'ammortamento delle spese di costruzione).
In Sierra Leone, dove Emergency è giunta alla fine della guerra civile (guerra che ha lasciato sul campo un'infinità di amputati), oggi vi sono un centro chirurgico e un centro pediatrico, che costano circa 3,2 milioni di euro.
Infine nella Repubblica Centroafricana vi è un centro pediatrico, attivo dal 2009.
Centro Salam di Emergency in Sudan (foto dal sito Emergency)
Oggi Emergency opera anche in Afghanistan, in Iraq, in Cambogia e in Palestina. Mentre da qualche anno sono attivi due Polimbulatori in Italia, a Palermo (2006) e a Marghera-Venezia (2010), che hanno lo scopo di garantire il diritto all''assistenza medica ai migranti (con o senza permesso di soggiorno).La rete complessiva di Emergency, oltre che dai lavoratori nei progetti, è sostenuta da 160 gruppi locali sparsi nel territorio italiano e da oltre 4000 volontari.
L'inpostazione di Emergency è chiara: medicina di qualità gratuita e ovunque. Tale impostazione non è esente da critiche. Vi è uno scollamento enorme con i sistemi sanitari locali, che in tutti i paesi dove Emergency opera, risultano essere (nella media) molto arretrati e inefficienti. Gli standard qualitativi dei centri Emergency sono lontani mille miglia dagli ambulatori e dagli ospedali africani. Vi è il serio rischio di creare delle "isole felici", completamente distaccate dalla realtà. Vi è anche la consapevolezza che la patologia cardiaca (nel caso del centro di cardio-chirurgia sudanese) non rappresenti certo la prima priorità per la sanità africana, dove ancora si muore per il morbillo. Infine vi è un problema di sostenibilità economica di tali strutture una volta che l'organizzazione lascierà la gestione diretta.
Naturalmente Emergency risponde ad ogni critica con un grande lavoro di qualità, motivando le sue scelte e sottolineando giustamente come un solo giorno di guerra costa quanto il budget annuale dell'intera organizzazione.
Resta il fatto che oggi Emergency è l'organizzazione italiana non governativa più conosciuta al mondo e che, da quando è nata, ha curato gratuitamente 5 milioni di persone.
Il sito ufficiale di Emergency
Qui è possibile vedere è scaricare il Bilancio 2011 di EmergencyQui è possibile vedere un Report completo (1994-2011) della attività di Emergency
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