La storia di una stagione passa anche attraverso il racconto di quelle generazioni che ne hanno vissuto il travaglio non lesinando mai il pensiero di poterne cambiare il corso.
Lo spiega, con una grandissima forza narrativa, “Emergency Exit”, il documentario ideato e diretto da Brunella Filì. Un delicato dedalo di testimonianze intriso di speranze, delusioni, incertezze, e successi, di tanti giovani italiani costretti a lasciare il proprio paese per assecondare le loro legittime aspirazioni professionali.
L’autrice ha il grande merito di non cadere nella retorica agiografica tipica del genere, la sua macchina da presa è un mero strumento d’osservazione e non travalica mai il punto di vista dello spettatore, unico deputato al giudizio finale. Con lodevole accortezza le storie dei protagonisti partecipano di palcoscenici ogni volta differenti, con fondali acutamente sensibili ai luoghi e ai tempi delle singole vicende umane.
“In Italia c’è una diaspora che molte Istituzioni negano. (…) Le statistiche ufficiali sul numero esatto di italiani che sono emigrati negli ultimi tempi sono molto carenti (…) Le agenzie di statistiche, il Governo stesso, non vogliono rivelare il numero esatto delle persone che hanno lasciato il Paese”. Le lapidarie affermazioni di Bill Emmott, giornalista ex direttore dell’Economist, “guest star” insieme a Daniele Silvestri, descrivono bene il senso della necessità e del perché di un lavoro del genere. Emmott è il mentore di una struttura narrativa dal calco prettamente cinematografico, nella quale si avvicendano gli archetipi sodali al viaggio dell’eroe/autore.
L’itinerario si snoda attraverso sei tappe, Vienna, Londra, Parigi, Bergen, Tenerife e New York, ognuna portatrice del disagio di un abbandono, di un dover ricominciare tutto daccapo e al contempo della gioia di avercela fatta, di essersi realizzati, senza mai escludere del tutto un non facile futuro ritorno in Italia.
Anna, Milena, Marco, Mauro, Camilla, Francesca, Martina, Alessia e tutti gli altri, svolgono i lavori più disparati, ma li svolgono. È questo il punto focale. Hanno rinunciato alla vicinanza dei loro affetti ma ora sanno di contare qualcosa nella società, qualunque essa sia. Hanno la loro indipendenza, la loro vita, alcuni di loro anche una nuova famiglia, e una prospettiva per il domani. Sono gli under 40 di un’umanità composta, dignitosa, che cerca di fornire una spiegazione a un fenomeno sottovalutato e al tempo stesso sintomatico di una generazione in difficoltà e stanca di attendere.
Camera a spalla, camera fissa, primi piani, primissimi piani, panoramiche, a metà tra il piglio di Michael Moore e la poetica di Wim Wenders, Brunella Filì, ben supportata dalle musiche di Gioacchino Balistrieri e da una fotografia mai banale, gira 66 minuti che non concedono pause e secernono sensazioni ed emozioni a ritmo costante.
Presentato al Parlamento Europeo a Bruxelles, selezionato al Festival del Cinema europeo di Lecce, all’Ischia Film Festival e al Premio Italia Doc Libero Bizzarri, “Emergency Exit” è stato di recente vincitore del premio come miglior film straniero al Madrid Film Festival. Il giusto riconoscimento per una produzione indipendente, selezionata in fase di progetto agli “Italian Doc Screenings 2012”, sostenuta da un coraggioso crowfunding, supportata poi dall’americana Beth di Santo, produttore esecutivo, e infine prodotta dalla OffiCinema Doc, creatura della stessa autrice realizzata grazie alla vittoria di un bando regionale, “Principi attivi”. Con lo stesso, e con l’aiuto dell’Ufficio Pugliesi nel Mondo, l’opera “continua” sul web con il titolo “Emergency Exit. La serie”.
Frédéric Pascali