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Emergenza ambientale, cultura, welfare da rivedere, senso della comunità da ricostruire. E spunta anche nel dibattito della Festa del Pd di ieri l’ipotesi di un sindaco donna

Creato il 08 luglio 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

Il nome torna quello di una volta e anche il colore dei manifesti – dopo gli sfondi neri che avvolgevano Bersani irritando parte dei militanti – sfodera il rosso antico: solo marketing? Voglia di autenticità? Qualche buon alleato, tra le sfumature di rosso, alle ultime regionali c’era. La festa è avviata alle colonie padane, uno dei simboli della Cremona che non sa chi è, cosa vuole, e che Comune ha una maggioranza disordinatamente in ginocchio davanti ai portafogli più gonfi.
Pare che al Pd intanto aumenti il numero delle persone che seguono l’area dibattiti, rispetto all’anno scorso. L’organizzazione degli spazi è cambiata e promette bene. Alcune note prese di passaggio alle 22.30 fanno anche sperare. Bisogna ammetterlo se il segretario provinciale Titta Magnoli dichiara che c’è “un’emergenza ambientale, anche se a qualcuno non piace sentirlo dire, un welfare da rivedere e un senso della comunità da ricostruire”. Non una novità ma ormai punti fermi.
La consigliera comunale Mariella Laudadio, sempre nel dibattito coordinato dal giornalista Paolo Loda, ha ipotizzato un sindaco donna (non a caso la sindachessa cremasca Stefania è stata citata ieri di nuovo come un modello positivo) e oltretutto un primo cittadino, uomo o donna che sia, che passi da una poltrona all’altra tutta la vita, bensì sappia anche lasciare la politica dopo un mandato.
Il sindaco è una funzione, detto brutalmente. Vincere le elezioni per poi fare carriera politica per decenni fra una nomina e un’elezione non è il massimo dell’eleganza e chiude le porte ai giovani che partono da zero, eventualmente senza nepotismi burgazziani. Luca Burgazzi comunque è molto apprezzato dai suoi.
Faccio un esempio di curioso carrierismo (nulla si malvagio, solo curioso): qualcuno ancora ricorda Franco Albertoni revisore dei conti della cooperativa maisicola aipm di Cà D’Andrea, poi sindaco a Motta Baluffi, poi presidente Aem nell’era LGH. E dire che la cooperativa maisicola di Cà D’Andrea è finita in liquidazione coatta (le società falliscono, le cooperative vanno in liquidazione coatta). Il revisore dei conti certo è pulitissimo bravissimo e indiscutibile. Il suo ruolo pare dimenticato, malgrado un’interrogazione provinciale che però chiedeva se ci fossero legami col caso Lazzarinetti e lo studio Bracchi. Il problema qualche tempo fa era: Albertoni è del Pd o no, a chi risponde, al sindaco o al partito?
Politici riciclati, bravi o meno bravi, a Cremona non si contano neanche. Il centrodestra poi, per la scarsezza di personale qualificato, miete nei compatibili del centrosinistra. La gerontocrazia domina in varie forme, i giovani o anche i 40enni capiscono di non essere graditi. Inutile nominare alcuni esempi, felici d’essere ormai fuori gioco. In passato era naturale restare a disposizione, far carriera prima in Provincia, poi in Comune per arrivare a nomine prestigiose o in Parlamento, oggi gli elettori fanno anche venire in mente una frase di W. Churchill: “Per capire i problemi che ha la democrazia basta ascoltare un elettore medio per cinque minuti”. Se avesse ascoltato gli elettori italiani un solo minuto che avrebbe detto?
Tornando al dibattito di ieri sera, il capogruppo in consiglio provinciale Andrea Virgilio ha parlato delle numerosissime imprese agricole (circa 5mila) e commerciali, come di un patrimonio degno di tutela eppure in seria crisi. Ha aggiunto che “Cremona ha mancato di raccordarsi a un territorio più ampio e di saper prendere decisioni, come dimostra il caso acqua”. Anche l’idea di una città capo comprensorio è molto cremasca e alloniana e bonaldiana. Il Pd allora si compatta? Solo all’interno o darà più rilievo agli alleati del centrosinistra? Rifondazione e Sel hanno buone idee o no? Rinnovano o no? E quando parte il confronto? Negli ultimissimi mesi? Oppure, ipotesi acida, il centrosinistra dopo il congresso del Pd sarà un ricordo? e a Cremona il Pd è certo di vincere e di rinnovare l’amministrazione solo puntando al protagonismo pudicamente autoritario del mondo cattolico?
Virgilio parla anche di revisione dell’organizzazione del lavoro nella pubblica amministrazione. Maura Ruggeri, che ha subito anni di discorsi di un sindaco canoista alla prima esperienza politico-amministrativa, ha un gran desiderio di “leadership culturale, di competenza, di autonomia che può anche uscire dai laboratori di cittadinanza”. E non ha detto “partito”. “Autonomia” per inciso vuol dire che Arvedi, Piva e altri signori non potranno più alzare la voce. Così il Comune farebbe il Comune, non il maggiordomo.
Dunque i contenuti ci sono. È bastato anche solo un ascolto parziale. Se son rose rosse profumeranno di passione per la giustizia sociale.


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