Il tema è forte perché si parla di “emergenza abitativa”, ma spalmare sotto il palazzo della Regione manichini a raffigurare cadaveri è di cattivissimo gusto. Ma tant’è: evidentemente per i sindacati inquilini Sunia, Sicet e Uniat non c’è altro modo per sostenere le proprie tesi. Se per chiedere più coinvolgimento nella riforma della legge sulle case popolari al vaglio della Regione le sigle si sentono in dovere di piazzare defunti in cartapesta, a faccia in giù, davanti all’assemblea legislativa, o è un problema di democrazia o è un problema di sindacato, che forse ha la memoria drammaticamente corta perché non ricorda che la tragedia del Cev si è consumata proprio sotto le finestre della Regione. Se il fine potrebbe essere nobile, il mezzo utilizzato è pessimo.
Assai più senso avrebbe avuto radunare cittadini, come ha in programma di fare la Lega Nord che domani, martedì 3 dicembre, convoca alle 11 un sit in di protesta davanti alla Regione. Il Carroccio ha fondato un “comitato” per assegnatari e aspiranti assegnatari bolognesi e ora chiede l’introduzione del criterio di residenzialità per le case popolari. Obiettivo: “Finirla con le discriminazioni”. “Oggi le prime posizioni delle graduatorie (che contano ben 5mila domande) sono per l’80 per cento ricoperte da extracomunitari” protesta Manes Bernardini, agitatore della protesta di domani.
Filippo Manvuller